De Luca e i parenti in Parlamento: 'Io familista? Di Mattarella non si dice'
Il governatore sui partiti: 'Guerra tra bande, meglio scioglierli'
13-10-2022 | di Redazione
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De Luca contestato e attaccato per il figlio eletto in Parlamento. "Ci sono partiti oggi in Italia che hanno dato vita a sistemi così chiusi che i congressi non sono correntisti ma tribali". Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel suo intervento al Festival delle Città di Ali in corso a Roma. A De Luca dal pubblico è arrivata una voce che diceva "anche familisti" a cui ha risposto: "Certo - ha detto - c'è di tutto, quando si parla di cose familiari bisogna dire chi è e che fa questa persona, se ha un'autonomia professionale e ha qualche merito. Bisogna stare attenti perché siamo un paese di cialtroni. Nessuno si è permesso di dire che Mattarella viene da un familismo: suo padre era stato ministro e suo fratello Presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia. Bisogna parlare chiaro, il tempo della demagogia deve finire"
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"Per lo Stato e i partiti arrivano crisi quando si formano aree di parassitismo e clientela politica, fino alla chiusura autoreferenziale e non democratica. Se un partito arriva in queste condizioni meglio che muoia. Non abbiate rimpianti se un partito si riduce a una somma di bande e i congressi non servono a niente" continua De Luca. "Ci auguriamo - ha aggiunto - che questa stagione politica si sviluppi non ideologizzando i problemi. Ma sappiamo anche che il risultato elettorale è per metà merito di chi ha vinto e metà demerito di chi ha perso. Vedo alcuni ministri di un partito che conosciamo che da anni distruggono l'area riformista e in queste ore sono protagonisti del congresso".
Del Pd, il suo partito, De Luca ha parlato chiaramente criticando l'abuso d'atto ufficio "che è una - ha detto - delle ignominie dell'Italia. Non si è cambiato per la viltà politica del Pd in primo luogo, una vergogna, un opportunismo, una subalternità alla magistratura per dimenticare l'esperienza di chi è in campo per amministrare la pubblica amministrazione. Così l'Italia è un Paese morto. Se un dirigente pubblico viene considerato colpevole di abuso di atto ufficio c'è il suo dimezzamento dello stipendio e il trasferimento a un settore non operativo, cioéla rovina della vita nell'indifferenza generale. Una cosa vergognosa. Se un dirigente deve assumersi un briciolo di responsabilità su questo non lo farà mai così l'amministrazione pubblica fallisce".
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