TORRE DEL GRECO. Angelo e Pasquale Della Gatta non hanno avuto la possibilità di prendere parte all’ultima udienza del processo di primo grado. Avevano l’obbligo di dimora in Campania. Le loro condanne per il crac Deiulemar vanno annullate”. Colpo di scena oggi in appello. Alla prima udienza del processo penale, apertosi a Roma contro i 7 armatori condannati nel 2014 per il fallimento da 720milioni di euro della compagnia di via Tironi, la difesa dei fratelli Della Gatta ha chiesto l’annullamento del processo di primo grado per un vizio di forma.

Secondo gli avvocati Alfonso Maria Stile e  Giro Sepe, inoltre, “diversi testimoni che avrebbero potuto fornire un contributo decisivo per la difesa” non sarebbero stati ascoltati dai giudici. L’eccezione di nullità, accolta con stupore e rabbia da circa 150 obbligazionisti “truffati”, partiti in pullman da Torre del Greco alla volta della Capitale per assistere all’udienza, ha così bloccato il processo in vista della decisione dei giudici d’appello. Prossima udienza il 23 novembre.

I fratelli Angelo e Pasquale Della Gatta, ex titolari della «Deiulemar», compagnia di navigazione fallita nel maggio 2012 e nella quale avevano investito circa 13mila risparmiatori, in primo grado sono stati condannati a 17 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. Il 12 luglio 2014, i giudici della IV sezione penale di Roma condannarono pure la sorella Micaela (9 anni e 10 mesi) e la loro madre, Lucia Boccia (8 anni e mezzo). In primo grado, per tutti e sette i condannati (tra essi anche Giuseppe e Maria Luigia Lembo e Giovanna Iuliano) venne anche disposta l`interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre all’inibizione per 10 anni dall’attività di impresa.  

 


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