Torre del Greco. “I risparmiatori di Torre del Greco sono certi delle responsabilità di Consob e KPMG nel crack ‘Deiulemar’. Andremo avanti, fino in Cassazione. La nostra è una battaglia contro due colossi. E’ come Davide che sfida Golia”. Così l’avvocato Giuseppe Colapietro, tra i legali degli oltre 11mila obbligazionisti di Torre del Greco e Marina di Procida, truffati dal crack del colosso dei trasporti via mare.

La ‘Deiulemar’, dopo aver emesso sul mercato obbligazioni per oltre 700 milioni di euro, è fallita poi miseramente. Il risultato? Ridotto in pratica sul lastrico chi aveva sottoscritto certificati al portatore a favore della compagnia. Una società che - già nel 2005 - era stata depredata di ogni asset dai soci fondatori: tutti appartenenti alle famiglie di armatori Della Gatta-Iuliano-Lembo. I presunti responsabili del crack sono stati condannati in primo grado a pene complessive per quasi 90 anni. Il processo penale d’appello, per bancarotta fraudolenta, si aprirà il prossimo 26 ottobre a Roma.

Ieri invece, al tribunale di Torre Annunziata, è andata in scena l’ennesima udienza tecnica. Chi non ha più un soldo in banca se la prende direttamente con i controllori. In primis, la Consob. Poi la KPMG, multinazionale olandese tra le 4 “Big Four”, ovvero le quattro società di revisione che al mondo si spartiscono la grande parte del mercato. Le altre "big" sono 'Pricewaterhouse Coopees', 'Deloitte & Touche' e 'Ernst & Young'. 

Discussa è soprattutto la competenza in materia. Chi dovrà decidere sulle eventuali ‘distrazioni’ dei due ‘colossi’? Il giudice ordinario o il tribunale delle imprese? Giudice, quest’ultimo, speciale: sorto nel 2012. Quando la causa contro Consob e KPMG era già bella che avviata. La questione sarà sciolta tra almeno 80 giorni. Poi sarà sentenza. A Torre Annunziata o Napoli.

“E’ una causa di complessità enorme, che sancirebbe un vero e proprio principio di diritto – continua l’avvocato Colapietro - . Ricordo solo una condanna emessa contro la Consob. Certo è che la Banca d’Italia, nel 2001, aveva aperto gli occhi sulla ‘Deiulemar’. Le obbligazioni della compagnia erano state autorizzate per 40 milioni. Tre anni dopo, in circolo, ce n’erano per 700 milioni di euro. Le garanzie? Senza gli asset, mancavano anche per la minima soglia in precedenza consentita”.    

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