“Quando sono partito per Torre gli amici mi guardavano preoccupato. Anche all’aeroporto, quando fittai la macchina, mi consigliarono un’assicurazione totale, invece…”. Il racconto di Alessandro Cassigoli, la storia e gli aneddoti che hanno caratterizzato le sue riprese a Torre Annunziata del film ‘Il Maestro’, incentrato sulla figura di Lucio Zurlo e della palestra ‘Boxe Vesuviana’.

La pellicola, che fa parte del format ‘360Geo’, sarà trasmesso sul canale franco-tedesco 'Arte' a gennaio, ma Cassigoli ci dice: “Io però sto preparando una versione in lingua originale e spero che un giorno si possa organizzare una bella proiezione in città”.

Le telecamere raccontano la vita del quartiere ‘Provolera’, quella pubblica e privata del maestro Lucio, del figlio Biagio e di altri pugili che si stanno preparando agli incontri, come Salvatore Annunziata, Irma Testa e Mina Morano.

 

Come ha conosciuto la realtà della boxe del maestro Zurlo?

“Ne sono venuto a conoscenza tramite un amico, Alessio Ferraro, che aveva realizzato qualche tempo fa un documentario proprio sulla palestra del maestro zurlo per LA7. Ho pensato immediatamente che potesse essere una storia interessante da proporre anche ad un pubblico europeo e così l’ho proposta ad “arte”, televisione con cui collaboro da molti anni. E loro hanno accettato immediatamente.

Cosa le ha lasciato questa esperienza ed il lavoro che ha fatto a Torre Annunziata?

“Sono partito per Torre un po’ prevenuto lo ammetto. Gli amici ai quali dicevo che andavo per un mese a Torre Annunziata mi guardavano con aria preoccupata. Al noleggio auto all’aeroporto di Napoli quando abbiamo detto che andavamo a Torre ci hanno consigliato subito di fare un’assicurazione totale. Poi però, come spesso accade, la realtà è un’ altra cosa. Dopo soli 3 giorni di riprese, passeggiando per le strade della città la gente mi salutava, mi invitava per un caffè, un pranzo, una cena e io ero già diventato per tutti ‘u’ reggista’. In nessun altro posto mi sono sentito tanto ben accolto ed ho trovato persone così disponibili e simpatiche. Basti pensare che a fine Agosto sono passato a  Torre solo per salutare i tanti amici che adesso ho in città. I problemi ovviamente ci sono ma ci sono anche tante cose belle che spesso non vengono prese in considerazione”.

Il soggetto dei suoi 'docufilm' è sempre qualche storia meno conosciuta. Il particolare come filo conduttore, insomma. Perché questa scelta?

“Credo che spesso nei documentari, soprattutto per la TV, si vada troppo alla ricerca del sensazionalismo a tutti i costi. A me invece affascina raccontare storie di persone apparentemente comuni ma in realtà assolutamente speciali. Ed in questo devo dire che il maestro Lucio e tutti gli altri protagonisti del film si inseriscono perfettamente”.

Un aneddoto interessante dei suoi lavori che ricorda con piacere.

“Per ogni film ci sono decine di aneddoti. Forse in questo film girato a Torre ce ne sono anche un centinaio. Un giorno per esempio ci siamo messi in quella che credo i torresi chiamino ‘la curva’ per fare una ripresa della città dall’alto. Io avevo in mano un piccolo monitor dal quale controllavo l’inquadratura. Dopo 5 minuti dietro di me c’erano almeno 20 persone ognuna delle quali sbirciava nel monitor e molto cortesemente mi suggeriva chi di cambiare postazione, chi di inquadrare più a destra, chi più in alto. Poi un signore che evidentemente non era soddisfatto mi ha preso il monitor e scuotendo la testa in tutta sincerità mi ha detto: ‘Mi scusi sa ma la nostra città la deve riprendere bene, non così’...ecco io adoro questo tipo di cose”.

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