Detenuti con il reddito di cittadinanza nel vesuviano, ecco chi ha truffato lo Stato per mezzo milione di euro
A Boscoreale e Poggiomarino pusher e estorsori con il sussidio pubblico
22-07-2022 | di Redazione
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Spacciatori di droga, estorsori e anche chi ha aggredito pubblici ufficiali. C'è di tutto nell'elenco dei 43 detenuti che incassavano il reddito di cittadinanza. Una truffa da mezzo milione di euro scoperta dalla Guardia di Finanza, ad aprire un'inchiesta la Procura di Torre Annunziata. Il Reddito di cittadinanza anche a nove detenuti e ad altre 34 famiglie che non ne avevano diritto in quanto avevano parenti in carcere: Nella lista nera della finanza soprattutto pregiudicati di Boscoreale e Poggiomarino, poi figurano anche residenti a Torre del Greco e Vico Equense.
Sono accusati di avere continuato a prendere i soldi pubblici nonostante fossero in carcere a Poggioreale e non ne avessero diritto. Per tutti è emersa la medesima irregolarità: la mancata comunicazione della presenza di detenuti nel nucleo familiare. Se addirittura nove persone avevano fatto domanda per il Reddito di cittadinanza e poi erano state arrestate, altri 34 capifamiglia non avevano mai comunicato all'Inps che mariti, mogli, figli o genitori nel frattempo erano stati arrestati, continuando così a percepire indennità più alte nonostante non avessero più i requisiti. In caso di presenza di detenuti tra i componenti del nucleo familiare, la norma prevede infatti che l'importo vada ricalcolato, anche perché risulterebbe una persona in meno in casa. Dai vari calcoli, è emerso che in totale i 43 nuclei familiari hanno percepito indennità non dovute per un importo complessivo di 520.846,38 euro.
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Se nel caso di parenti con precedenti per mafia si perde completamente il diritto, in questo caso il Reddito di cittadinanza va ricalcolato o revocato, a seconda delle situazioni. Tra i 43 detenuti ci sono in gran parte persone accusate di spaccio di droga, ma anche rapinatori, ladri e contrabbandieri, e persone indagate e condannate per ricettazione, estorsione, lesioni personali aggravate, maltrattamenti in famiglia, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Decisiva per il buon esito delle indagini è stata anche la collaborazione, attraverso un interscambio informativo, tra la guardia di finanza e l'amministrazione del carcere Giuseppe Salvia di Napoli Poggioreale, che ha fornito tutti i dati richiesti dalle fiamme gialle a riscontro di quanto già accertato.
I controlli continueranno come assicura il Procuratore Nunzio Fragliasso per scoprire altri furbetti.
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