Dissesto idrogeologico: a rischio tre milioni di famiglie
Campania tra le maglie nere: secondo Ispra, il 90% dei comuni è a rischio, in alcune Regioni il 100%
24-07-2018 | di Marco De Rosa
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Tre milioni di famiglie, in oltre nove Comuni su 10, il 91% per la precisione, si trovano in aree a rischio idrogeologico. Tradotto il nostro Paese si scopre con un suolo sempre più fragile e sotto minaccia frane, alluvioni, allagamenti e fenomeni meteo estremi, tenendo anche presente che in queste aree “sensibili”, ad alta vulnerabilità, si trovano tre milioni di famiglie. E nelle zone “rosse”, che in alcune Regioni raggiungono il 100% del territorio, vivono e lavorano circa 7 milioni di persone.
La fotografia dell'Italia in pericolo, per via del territorio che perde pezzi o scivola, la scatta l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel nuovo rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia” con l'aggiornamento delle mappe dedicate al nostro Paese.
"Fare informazione in tutti i Comuni e a tutti gli abitanti credo che sia un grande passo in avanti. E' fondamentale. Questo è un lavoro che richiede molta energia - afferma il sottosegretario all'Ambiente Salvatore Micillo - nei primi cinque punti che vogliamo mettere all'ordine del giorno sull'ambiente c'è sicuramente quello di fermare il consumo di suolo, rigenerare il patrimonio edilizio esistente, e introdurre bilancio ecologico comunale".
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A svelarlo, l’ultimo rapporto ISPRA sul consumo di suolo e servizi ecosistemici
Un racconto preoccupante quello del report che parla di "oltre un milione di persone vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più di 6 milioni in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni, ndr)".
I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria. In nove Regioni ci sono il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria); l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di Comuni a rischio tra il 90% e il 100%.
Secondo il report "aumenta la superficie potenzialmente soggetta a frane (più 2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (più 4%). Il 16,6% del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila chilometri quadrati). Quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9% (oltre 1 milione) in zone alluvionabili nello scenario medio". Mentre "industrie e i servizi posizionati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti a rischio. Sotto minaccia anche il patrimonio culturale italiano: nelle aree franabili ci sono quasi 38 mila beni culturali, mentre sfiorano i 40 mila i monumenti a rischio inondazione" da eventi estremi.
"Quello che mi preoccupa - conclude Micillo - è che c'è ancora una fotografia a tinte fosche, non del tutto omogenea in quanto al recupero di dati. Una delle cose che dobbiamo mettere a fuoco è proprio questa, cioè il miglioramento dei dati per poter poi avere una maggiore puntualità delle mappe".
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