Il nostro obiettivo è mirare a generare occupazione stabile ed un miglioramento della vivibilità urbana. Per fare questo dobbiamo creare economia reale e lavorare affinché nascano attività produttive. Dobbiamo, quindi, creare le condizioni perché cresca la ricchezza”. È il monito ed il percorso che ha tracciato per l’ultimo anno da sindaco di Torre Annunziata. I lavori pubblici e gli interventi immediati, a medio e lungo termine sull’occupazione sono il solco che sta percorrendo Giosuè Starita (nella foto all’inaugurazione del cantiere per il porto). Non solo opere pensate dal Comune oplontino ma anche da altri attori come la Gori che “nel complesso, a fine lavori, avrà investito in città quasi 7 milioni di euro”.

Il sit-in del ‘Movimento mai occupati’ avuto stamattina fuori l’Ente di via Schiti a Rovigliano. Numerose altre iniziative e proteste nei mesi passati. È lo specchio sbiadito della piaga della disoccupazione che nella città che fu di Poppea riecheggia ancora di più tra i capannoni abbandonati disseminati sul territorio. Alcuni riadattati a nuove attività produttive, che delle assunzioni hanno fatto un miraggio. Il dramma, insomma, dell’intero Sud Italia amplificato dalla congiuntura della crisi economica.

Tanti sono i passati per Torre Annunziata. Basti pensare alla contrapposizione di due tipologie di lavoro solo nell’ultimo secolo: l’artigianato della pasta nei primi del ‘900 e l’industria pesante, siderurgica, dal secondo dopoguerra, che ha cambiato in peggio lo skyline della città. Oggi restano i lavori pubblici ed alcune opere infrastrutturali che dovrebbero cambiare le sorti della città, votandola al turismo. È questo l’intento del primo cittadino che ai manifestanti ha risposto, qualche mese fa, concertando con loro una nuova clausola sociale. “L’abbiamo modificata, adattandola al dettato del nuovo codice degli appalti. Da allora, per i nuovi lavori banditi e per gli altri che partiranno in autunno si dovrà tenere conto, com’è stato finora”.

Ma i risultati in città sembrano non esserci stati. “Invece no”, ribatte il sindaco. “Per il cantiere al porto sono stati assunti alcuni lavoratori che la ditta vincitrice ha intercettato nella lista pubblica degli usciti dal ciclo produttivo”. Su quelli a pizza Imbriani, Torre Centrale, “si tratta di un’opera del 2012, la cui realizzazione è slittata fino ad oggi. Non potevamo imporre condizioni differenti rispetto a quanto avevamo pattuito anni fa”. Una risposta a distanza alle tante domande che serpeggiano tra i tantissimi disoccupati e inoccupati. O ancora. Anche per i lavori al Penniniello, “la clausola sociale è venuta dopo, non è stata messa nel contratto. Mi auguro, comunque, che ci sia una ricaduta sui livelli occupazionali”.

Poi l’elenco dei lavori che potranno partire dopo l’estate. “L’appalto per il waterfront da 3 milioni e mezzo di euro – continua Starita – La scuola di via Murat, da 2 milioni e 300 mila. Il rifacimento delle vie cittadine, in due lotti, per un totale di 2 milioni e 100 mila. Nel complesso asfalteremo 50 strade”.

Ma non solo impegni dell’amministrazione comunale. “A via Ercole, Rovigliano, stiamo ultimando i lavori della pompa di sollevamento che avrebbe dovuto fare anni fa la Regione. Mentre a Largo Macello, a ridosso del porto, la Gori – conclude il sindaco – sta completando il collettamento con alcuni scarichi del quadrilatero carceri e delle abitazioni dell’ultima parte di Corso Vittorio Emanuele”.

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Il sit-in dei 'Mai occupati'