Droga da Boscotrecase verso Trieste, spaccio in caserma e in un bar interno una scuola
Insospettabili dietro il traffico di stupefacenti che dal vesuviano arrivava fino al Triveneto
13-04-2015 | di Redazione
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Tutto è partito da un agguato, una sparatoria nel pressi del Comune di Boscotrecase che avrebbe dovuto ridimensionare l’ascesa di Raffale Iovene, delfino dei Limelli-Vangone che aveva destato fastidio per quel suo estendersi troppo con fare da nuovo 'capo clan'. Da quell’episodio i militari del Nucleo investigativo hanno poi ricostruito tutto il retroscena malavitoso dell'area boschese, compreso il vasto giro di droga che aveva ramificazioni al Nord, attraverso figure insospettabili e che importava stupefacenti dall’Olanda.
I punti oscuri emersi nell’ordinanza sono tanti, come ad esempio il militare che si prestava a spacciare all’interno della caserma di Portoguraro o come la coppia di coniugi che oltre a lavorare in un istituto scolastico di Trieste, gestiva anche delle piazze. Insomma, tanti gli aspetti dell’operazione che ha portato all’arresto delle quindici persone ritenute contigue al clan Gallo-Limelli-Vangone. Per quanto concerne il tentato omicidio, i carabinieri avrebbero individuato le responsabilità di quell’agguato in Giuseppe Gallo alias ‘o pazz’ e Rocco Limelli, rampollo dell’omonimo clan. Nel corso dell’indagine è quindi emerso l’intero organigramma del sodalizio che trafficava stupefacenti, dimostrando che a capo del gruppo c’era Giovan Battista Ametrano: da lui dipendevano gli affari relativi alla droga.
La base era il piccolo Comune alle falde del Vesuvio, Boscotrecase, il ‘fulcro’ dal quale partivano e arrivavano i carichi di ‘roba’ ordinati al Nord e provenienti dall’estero attraverso fidatissimi corrieri, tutti venuti alla lucelo. Nei risvolti della voluminosa ordinanza ci sono anche le attività estorsive di recupero crediti compiute ai danni di alcuni imprenditori e le false attestazioni di prestazioni lavorative per consentire a persone che stavano scontando il regime di ‘Casa Lavoro’ di potersi mettere a disposizione per le trasferte nell’ambito dei vari settori del malaffare. Infine, è stato compiuto anche un sequestro che comprendere terreni, fabbricati, aziende e altri beni mobili e immobili pari a sette milioni di euro.
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