Droga, processo ai Gallo-Limelli-Vangone: “Ametrano? Non creò ‘cellula’ autonoma del clan”
Lunga arringa in tribunale della difesa del 47enne, considerato dalla DDA lo ‘scissionista’ di Boscotrecase
17-11-2015 | di Salvatore Piro
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Boscotrecase. “Giovan Battista Ametrano non era a capo degli ‘scissionisti’ staccatisi dal clan Vangone, che facevano affari con Raffaele Iovane per il traffico di droga a Boscotrecase. Il fatto che Ametrano frequentasse Giovanni, figlio di ‘don Raffaele’, non dimostra che i due avessero stretto un’alleanza criminale contro il boss Giuseppe Gallo”.
E’ durissima l’arringa in tribunale, nel processo al clan per droga in corso a Napoli dinanzi al gup Alessandro Ferrigno, dell'avvocato Guido Sciacca. Il legale di Giovan Battista Ametrano (47 anni, in foto), considerato dall’antimafia partenopea “un soldato malavitoso trasferitosi dapprima dal clan Pesacane ai Gallo-Limelli-Vangone; poi al fianco e sotto l’ala di Raffaele Iovane nella scalata al vertice” contro il ras ‘finto pazzo’ Giuseppe Gallo (38). Il boss che per questo – la tesi del pm Maria Di Mauro – “tentò di uccidere il rivale, aiutato dal cugino Rocco Luigi Limelli, nell’agguato del 21 settembre 2007”. Agguato messo a segno a due passi dal Comune di Boscotrecase. Iovane vi sarebbe sfuggito solo per miracolo, riparandosi dalla scarica di proiettili esplosagli contro negli uffici dei vigili urbani.
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L’ACCUSA. Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con base operativa a Boscotrecase e stabili collegamenti al nord Italia in Veneto. Questa l’accusa più pesante a processo. In 15 alla sbarra e in attesa di sentenza ai primi di dicembre. Tutti tratti in arresto (10 in carcere, 5 ai domiciliari) nel blitz interforze dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, San Valentino Torio, Castel d’Ario e Trieste.
Blitz che il 13 aprile scorso smantellò l’associazione con a capo – per l’accusa – proprio Giovan Battista Ametrano. Per lui il pm Di Mauro ha chiesto una condanna esemplare: 16 anni di reclusione. Sempre stando all'ipotesi accusatoria inoltre “Ametrano aveva rapporti molto stretti con Raffaele Iovane. In due occasioni accompagnò addirittura i suoi parenti ai colloqui in carcere a Modena dove Iovane era detenuto”.
Contiguità d’interessi criminali, alleanze, nuove strategie nella faida di camorra. “E’ provata la frequentazione di Ametrano anche con Giovanni Iovane, figlio di Raffaele” – scrive ancora nella sua ordinanza dell’aprile scorso il gip Egle Pilla del Tribunale di Napoli - . Dopo il presunto raid di Gallo e Limelli contro il papà, Giovanni Iovane avrebbe fatto fronte comune proprio con Giovan Battista Ametrano. Quasi a lanciare un segnale di compattezza, di forza e di reazione. “Iovane junior, in più occasioni, fa sedere nella sua macchina Ametrano al suo fianco, al posto del padre. Tutto dopo lo scampato agguato” – si legge nella ricostruzione dell’antimafia partenopea - .
Elementi che la difesa di Ametrano ha provato in aula, per oltre un’ora, a smantellare: “Semplici frequentazioni, non in grado di dimostrare l’assunto associativo” – secondo l’avvocato del 47enne, Guido Sciacca. Difesa che ha chiesto al gup Alessandro Ferrigno l’assoluzione di Ametrano dall’articolo 74 e dai singoli reati fine contestati pure a Salvatore Cortina (35 anni del Piano Napoli di Boscoreale) e Luigi Tortora, 46enne di San Valentino Torio. Il 4 dicembre sentenza per tutti.
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