Si inaugura venerdì 4 settembre alle ore 19 la mostra “Ombre Prosequio” di Amedeo Gabucci in arte “Deò” a cura di Giovanni Cardone presso 'Le Scuderie' Caffè Letterario di Villa Favorita Ercolano , con il Patrocinio del Comune di Ercolano in collaborazione con la Universum Academy Switzerland – Regione Campania, e con l’Associazione Culturale Libera/mente.

La mostra si potrà visitare fino al 26 settembre 2015. Come ci dice Giovanni Cardone : “L’arte di Amedeo Gabucci in arte Deò è antitesi e sintesi allo stesso tempo, lo scontro tra la luce e l’ombra è senza fine e senza risoluzione. Penombra non datur. Le linee orizzontali e quelle verticali non generano diagonali. Nelle sue opere lo scontro frontale, l’aporia è tra stasi e movimento, tra spazio e tempo. Tra la presenza fisica incombente della figura, del volto, e la sua instabilità, la sua evanescenza, il suo essere transeunte. Il dissidio insanabile è tra l’essere e il divenire, tra il condensarsi della materia e il suo espandersi, esplodere sino alla dissoluzione. Ma la materia in questione è il colore bianco impresso da un timbro sulla tela, con un gesto apparentemente impersonale. La materia è il nero, l’ombra.

Nelle sue opere il conflitto invece è triplice, tra linee orizzontali e linee verticali, tra luce ed ombra, tra gesto e segno, tra le scisse e le ordinate che non si incontrano. Le forze spingono in direzioni ortogonalmente opposte senza incontrarsi, senza fondersi. I gesti orizzontali si sovrappongono o più spesso giustappongono a quelli verticali, generando tensioni. La luce è il risultato di un gioco dove l’ombra affiora morbida e sfumata, quasi evanescente, oppure incombe a larghe strisce dai contorni indefiniti. L’ombra è un panno morbido che avvolge. La luce è un gesto che rende unica l’opera. L’ombra in deò non è assenza di luce, ma presenza immanente, imprescindibile, incombente. Forse, addirittura, è la luce ad essere assenza di ombra, mancanza, negazione.

Non che tutto questo non ci fosse anche prima. Solo che adesso il rigore estremo di queste opere mette a nudo brutalmente gli schemi, e al tempo stesso li rende anche più prepotentemente efficaci. E come possiamo chiamare il conflitto irrisolto tra luce ed ombra, tra essere e divenire, tra gesto e segno, tra orizzontalità e verticalità. A ciascuno poi, se lo vorrà, la possibilità di cogliere i risvolti metaforici di alcuni di questi poli contrapposti: luce ed ombra,gesto e segno, orizzontale e verticale”.  

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