Ennesima stangata per il clan Birra-Iacomino. Il cartello criminale della “Cuparella” chiude l'anno incassando l'ennesimo ergastolo. Nella giornata di ieri, la Terza sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli, presieduta da Carlo Spagna, ha condannato all’ergastolo Enrico Viola killer del clan Birra-Iacomino accusato di aver ucciso, il 13 agosto 2003 a Torre del Greco, Alfonso Guida, pusher al servizio della cosca rivale degli Ascione-Papale. Guida, secondo gli inquirenti, avrebbe lavorato - per conto dei “bottone” - sia nel settore della droga che in quello relativo all’approvvigionamento delle armi.

Alfonso Guida fu colpito a morte con diversi colpi di pistola al volto, mentre percorreva in motorino corso Vittorio Emanuele, la strada che collega Ercolano a Torre del Greco. Alla base del delitto, secondo il collaboratore di giustizia Salvatore Cefariello - tesi ribadita anche durante il processo - ci sarebbe la strategia stragista imposta dal boss Vincenzo Oliviero - “il papa buono” della camorra - ed eseguita dallo stesso Cefariello e da Enrico Viola.

Secondo l’Antimafia Viola - fratello di Salvatore, il killer dei Birra recluso al regime del carcere duro - avrebbe ucciso Guida esplodendo i colpi direttamente dall’abitacolo di un’auto, mentre l’affiliato rivale percorreva indisturbato la strada del Miglio d’Oro. Un delitto che secondo quanto confermato nel corso del procedimento penale anche dal collaboratore di giustizia Francesco Raimo - il killer pentito dei Birra-Iacomino - sarebbe stato realizzato dalla cosca della Cuparella per favorire l’ascesa, a Torre del Greco, di Vincenzo Luna, il boss emergente appoggiato dal clan di Giovanni Birra. Una sorta di "santa alleanza" contro i Papale, il clan entrato in guerra con i Birra dopo l’omicidio di Antonio Papale, il fratello dei superboss di vico Moscardino, massacrato a colpi di pistola da un commando di fuoco nel 2007 a due passi dalla roccaforte della cosca

Carla Cataldo 

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