E’ stata una mattina più calda del solito quella che ha dovuto affrontare la famiglia Golino. Intorno alle 8 polizia a vigili urbani, su ordine della Procura di Napoli, si sono presentati all’esterno dell’abitazione, sita al 20° di via San Vito Arena a Ercolano. Il capofamiglia Ciro Golino non c’è stato ed assieme al figlio si è subito diretto sul tetto, minacciando di buttarsi di sotto. Operaio con l’hobby della caccia, l’uomo ha pensato a questo gesto estremo per protestare contro l’ingiustizia, che a suo giudizio si sarebbe perpetrata verso tutta la sua famiglia. Subito le forze dell’ordine si sono dirette nella rimessa degli attrezzi ed hanno sequestrato le armi in suo possesso, per evitare ulteriori tentativi di suicidio.

Intorno alla 10 Ciro Golino è tornato sui suoi passi, prima di recarsi di nuovo sul tetto intorno a mezzogiorno. Non sono mancati gli attimi di agitazione con i familiari che sono stati prontamente calmati dalla squadra di polizia presente sul luogo assieme anche alla croce rossa e ai vigili del fuoco. Le intenzioni dell’operaio sono state chiare fin dal primo momento. “La casa l’abbatto io, perché devo spendere cinquantamila euro per un lavoro che posso sostenere anche da solo? Sono finito in disgrazia per una causa che è proseguita ‘in contumacia’ perché l’avviso di abbattimento è arrivato a un civico diverso da quello di casa mia. Adesso, anche a causa di alcuni errori del mio vecchio avvocato, per i giudici il mio ricorso è tardivo ed io sono costretto a cercarmi un’altra sistemazione”.

La causa di abbattimento ha radici ben lontane. Il fascicolo è stato infatti aperto nel 1997con la sentenza che è stata emessa nel 2013. Oggi la decisione della Procura è diventata esecutiva e la famiglia Golino attende una risposta. “Stamattina sto anche rischiando il mio posto di lavoro – ha concluso il signor Ciro- Esigiamo che ci diano l’autorizzazione a completare l’opera di disfacimento dello stabile con i nostri mezzi”.

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L'abbattimento

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