Ercolano. Omicidio Gaetano Pinto: condannati all'ergastolo i 4 uomini dell'asse criminale, costruito tra i clan Birra-Iacomino e Gionta nella faida di camorra contro i rivali degli Ascione-Papale. Si tratta  dei boss di Ercolano Giacomo e Stefano Zeno (in foto), Ciro Uliano "ciu-ciu", esponente di punta dei Birra e di Giocchiano Sperandeo, affiliato invece ai Valentini.

Sperandeo, affiliato ai Gionta, secondo la ricostruzione dell'accusa fece parte del commando di fuoco, costruito assieme agli alleati per eliminare Pinto, pregiudicato degli Ascione-Papale, morto nella sua casa di Ercolano - il 19 maggio 2007 - durante la feroce stagione della faida tra clan apertasi nel Miglio d'Oro.

Sperandeo, per le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, guidò la moto che, partita da Torre Annunziata, servì a trasportare il killer: Michele Palumbo "munnezza", 46 anni, l'ultimo pentito dei Valentini. Anche Palumbo è alla sbarra per l'omicidio Pinto, ma in un diverso processo che sta celebrandosi con rito ordinario.

Inquietante lo scenario nel quale Pinto trovò la morte. Qualcuno doveva fingersi acquirente di droga ed "ingannare" la vittima: occorreva un piano. Fu deciso così dai capi"dei Gionta e del clan Birra-Iacomino per ucciderlo. Il fedelissimo degli Ascione-Papale sapeva di essere l'obiettivo numero uno del super-boss Giovanni Birra. Gli davano la caccia e lui l’aveva intuito.

Un bacio fu il segnale per il killer. L'uomo utilizzato per far introdurre i cecchini dei Gionta nella casa della vittima, al momento del "saluto", riuscì a tenere aperta la porta. Il commando entrò. Pinto, da quel bacio, capì subito il suo destino. Gli mancò soltanto il tempo. Una raffica di proiettili lo uccisero in pochi istanti, sull'uscio della propria abitazione di Corso Umberto. Nell’altra stanza della casa c’erano sua moglie e sua figlia, di soli due anni. 

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