Ercolano, ucciso per errore. 'Vi racconto mio fratello Salvatore Barbaro"
La sorella del 29enne ha pubblicato il libro 'La musica del silenzio'
21-12-2022 | di Redazione
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Il ricordo è fermo al pomeriggio del 13 novembre 2009. Quando suo fratello Salvatore, salumiere di 29 anni, del tutto estraneo a logiche di camorra con la passione per la musica fu ucciso perché transitava per via Mare a bordo di un'auto, lo stesso modello del bersaglio designato dal commando. Al killer che sparò fu abbassata la paga: da 3mila a 800euro. A distanza di tredici anni Agnese, la sorella di Salvatore Barbaro, vittima innocente di camorra, ha scritto un libro 'La musica del silenzio' (PAV edizioni) per tenerne vivo il ricordo. Salvatore era un ragazzo pieno di vita, con uno splendido sorriso e la voce che arrivava dritta al cuore: così lo descrive Agnese. In quel periodo stava mettendo da parte i soldi perché presto si sarebbe sposato. Amava esibirsi e cantare dal vivo nei locali: sette canzoni a sua firma e la passione per la musica neomelodica nel cuore.
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Il libro racconta una storia di vita, di quella famiglia di Ercolano in cui Salvatore era un punto di riferimento che si faceva carico di Agnese e Mario e della mamma, dal momento che il padre era scomparso prematuramente. Era un po' il padre di casa: era pronto ad ascoltare i problemi e a dare consigli ai suoi familiari. Il sogno di sposarsi, di mettere su famiglia e di vivere un avvenire spensierato. Nelle pagine del libro Agnese affronta anche la notizia della tragedia piombata in casa quella sera di novembre, i funerali pubblici vietati e svolti in forma privata, l'iter giudiziario, il lavoro di Carabinieri e magistratura, le condanne e il riconoscimento più importante: Salvatore Barbaro vittima innocente di camorra. "Con queste pagine a me interessa solo fare del bene, spronando chi vive il mio stesso dramma a non lasciarsi mai andare al silenzio e alla rassegnazione, ma di trasformarli sempre in musica, in lotta e in bellezza" scrive in un passaggio del libro. La città di Ercolano gli ha intitolato un piazzale e una targa, lì nel punto in cui trovò la morte. Un monito per le future generazioni, perché tragedie simili non debbano più ripetersi.
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