Cambiano capolista e squadre scudettate, arrivano nuovi fuoriclasse e altri se ne vanno, ma in Serie A da alcuni anni a questa parte rimane fissa una costante: quella di Ciro Immobile. L'attaccante di Torre Annunziata sembra non sentire il peso degli anni (saranno 33 il prossimo 20 febbraio), né presta orecchio alle critiche, quelle che gli piovono soprattutto per le volte in cui è rimasto a digiuno di gol in nazionale.

 

Dal ritiro di Coverciano, dove la squadra del ct Roberto Mancini ha preparato le recenti sfide di Nations League, ha ribadito di essere stato lui l'attaccante della vittoria degli Europei, l'evento sportivo più seguito in Italia nel 2021 secondo lo studio pubblicato da ExpressVPN, anche se in molti sembrano essersene dimenticati e oggi ricordano solo il flop della mancata qualificazione al Mondiale.

Il compito nella nazionale e le parole del ct Mancini

"Questo è inaccettabile", ha tuonato negli scorsi giorni Ciro dal ritiro degli Azzurri, ben sapendo che a volte il compito di un centravanti non è solo quello di segnare, ma anche quello di agire da punto di riferimento offensivo per la manovra portata avanti dai compagni, agire di sponda, tenere alta la squadra e così via, a seconda del modulo e degli schemi di gioco.

 

Lo sa anche Mancini, che intorno al capitano della Lazio ha costruito il suo 4-3-3, con le due ali e i centrocampisti pronti a scattare approfittando dei varchi aperti dai movimenti dall'attaccante, oggetto calamitante per la difesa avversaria. Per il ct marchigiano, che ha sempre difeso a spada tratta Immobile, il suo 9 è uno di quelli che tengono davvero alla maglia della nazionale, per questo già un anno fa in un'intervista rilasciata a Rai Sport aveva voluto dire pubblicamente "basta" alla ricerca di un colpevole. Si vince e si perde tutti insieme.

 

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Da Pescara alla Lazio: una carriera all'insegna dei gol

A far storcere ancora più il naso ai detrattori di Immobile è il divario di rendimento realizzativo fra i campionati disputati con la Lazio e le presenze con l'Italia. Forse, spiega lui nelle parole raccolte da Sky Sport, perché a Roma "ho più margine di errore". Ma in realtà Immobile è uno che i gol li ha sempre fatti, con qualunque maglia di club. A partire dalla stagione magica 2011-2012 in Serie B nel Pescara, con Insigne e Verratti, culminata con la promozione in Serie A e il titolo di capocannoniere della serie cadetta con 29 gol.

 

Non sarà un exploit isolato perché, dopo una stagione di ambientamento al Genoa, si ripete nel 2012-2013 al Torino, siglando 22 reti e salendo per la prima volta sul trono dei bomber della massima serie. Uno score che gli attrae prima le sirene del Borussia Dortmund, poi quelle del Siviglia, ma all'estero la chimica non scatta, così a gennaio 2016 torna in prestito ai granata, mentre nell'estate successiva viene ceduto a titolo definitivo alla Lazio.

Nella storia della Serie A. Con Nordhal sempre più vicino

Il resto è storia recente, ma soprattutto sarà storia del nostro campionato. A Roma, prima sotto la guida di Simone Inzaghi, poi seguendo gli schemi di Maurizio Sarri, trionfa per altre tre volte nella classifica capocannonieri della Serie A, divenendo il primo calciatore italiano a vincere il premio di miglior marcatore del massimo campionato per ben quattro volte. La stagione 2019-2020 è da record, con le 36 reti in 37 presenze che gli sono valse anche la Scarpa d'Oro in Europa, mentre lo scorso anno è arrivato a 27 centri in A.

 

Con oltre 180 reti all'attivo in maglia biancoceleste, è il miglior marcatore di sempre nella storia della Lazio. Anche l'inizio di questa stagione sembra essere promettente. E chissà che adesso nel mirino non ci sia Nordhal, unico calciatore a vincere il titolo di capocannoniere per cinque stagioni, per un traguardo che forse metterebbe a tacere definitivamente le critiche. Lui, in ogni caso, non le ascolta e continua fare ciò che ha sempre fatto: i gol.


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