Estorsioni a commercianti e imprenditori: cinque arresti nel napoletano
Colpito il clan della 167 di Arzano, commercianti sotto scacco anche per piccole somme
07-05-2025 | di Redazione

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Cinque persone sono state arrestate questa mattina dalla Polizia di Stato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Gli indagati sono gravemente sospettati, a vario titolo, di far parte di un’associazione a delinquere di stampo mafioso e di essere coinvolti in una fitta rete di estorsioni, consumate e tentate, ai danni di imprenditori e commercianti nell’area di Arzano.
L’inchiesta ha preso avvio dalla denuncia di un imprenditore impegnato in un cantiere edile del comune a nord di Napoli, che aveva ricevuto una richiesta estorsiva. Da lì, le indagini – coordinate dalla DDA e condotte dalla Squadra Investigativa e Operativa del Commissariato di Frattamaggiore – si sono sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno documentato la sistematica attività estorsiva messa in atto dal clan della 167 di Arzano.
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Gli arrestati sono accusati di aver imposto con regolarità il pagamento del cosiddetto “pizzo” a commercianti e piccoli imprenditori, in particolare durante le festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, bastava la sola presenza degli estorsori per far comprendere alle vittime che era giunto il momento di pagare. Alcuni tentavano di opporsi, sostenendo di aver già versato due delle tre rate richieste; ma gli emissari del clan ribadivano che “la rata di Pasqua va pagata”.
Gli agenti hanno anche ricostruito, grazie a materiale video e audio, il passaggio di denaro tra le vittime e gli indagati, oltre a una vicenda estorsiva specifica ai danni di un imprenditore attivo nei lavori di costruzione di cellette e loculi presso il cimitero consortile di Casoria, Arzano e Casavatore.
Le intercettazioni hanno infine permesso di individuare anche il sistema di spartizione dei proventi estorsivi all’interno del clan e l’identità del soggetto incaricato di custodire le somme, al fine di evitarne il sequestro da parte delle forze dell’ordine. A quest’ultimo è contestato il reato di ricettazione aggravata per agevolare l’attività dell’organizzazione camorristica.
Il provvedimento è stato emesso in sede di indagini preliminari e, come previsto dalla legge, gli indagati sono da considerarsi presunti innocenti fino a eventuale sentenza definitiva.
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