Estorsioni durante il lockdown: così i clan imponevano il pizzo agli imprenditori
Obbligato dagli estorsori a recarsi incappucciato in un appartamento per essere taglieggiato
14-05-2020 | di Marco De Rosa
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Obbligato dagli estorsori a recarsi, incappucciato, in un appartamento per consegnare il denaro.
Emergono nuovi particolari nelle indagini che hanno permesso l’arresto di 15 persone e il fermo di 3 elementi ritenuti di spicco nella camorra locale di Portici e San Giorgio a Cremano.
Nella fase di immediata riapertura dopo il lockdown dovuta all’emergenza sanitaria da Coronavirus, precisamente il 5 e il 12 maggio, il titolare di un bar-tabaccheria era stato obbligato dagli estorsori ad andare in un appartamento per essere taglieggiato.
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Gli altri episodi di estorsione contestati ai 15 arrestati, 2 dei quali hanno ottenuto i domiciliari, risalgono al 2016-2017. Almeno 14 le estorsioni accertate dalla Polizia. Una sola la denuncia presentata, che è bastata, però a fare scattare l'operazione di questa mattina, condotta anche con l'intervento di un elicottero della Polizia.
Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare figurano il pregiudicato Pasquale Scafo, 50 anni, capo di una cosca vicina al clan Vollaro, arrestato a marzo con l’accusa di omicidio e detenuto, ed i figli Salvatore e Paolo, di 21 e 32 anni.
Le indagini - coordinate dal procuratore aggiunto di Napoli Rosa Volpe e dai pm Giuseppe Ferrigno e Sergio Cimmarotta - hanno messo in luce come le estorsioni a Portici e San Giorgio a Cremano non si sono fermate neanche durante il lockdown. Gli estorsori avevano spostato le richieste sui commercianti che avevano appena ripreso le attività, diventando particolarmente aggressivi e violenti.
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