Volevano i suoi soldi e soprattutto volevano liberarsi di quelle pressanti richieste di restituire il denaro che la vittima aveva prestato in precedenza. La svolta per il delitto di Monte San Biagio (in provincia di Latina) è arrivata la notte scorsa, quando i carabinieri hanno individuato sei persone ritenute responsabili dell’omicidio di Patrizio Barlone, ex diacono con un notevole ‘tesoro’ custodito in parte anche in casa.

Cinque persone sono originarie della Campania, si tratta di Salvatore e Vincenza Avola (43 e 36 anni di Torre del Greco), Carmine Marasco (49 anni di Torre del Greco), Antonio Imperato (56 anni di Ercolano), Salvatore Scarallo (50 anni di Napoli) e infine il presunto mandante di Fondi, l’imprenditore Aldo Quadrino, al quale il finto prete avrebbe prestato del denaro. Il 9 febbraio mattina una segnalazione allerta i carabinieri sul ritrovamento choc nell’abitazione della vittima: ‘don Patrizio’ era sul pavimento, mani e piedi legati con fascette di plastica e attorno alla testa un maglione tenuto stretto al collo da una sciarpa. La ricostruzione è agghiacciante: l’ex diacono è stato prima percosso, poi immobilizzato e infine è morto per soffocamento.

Qualcosa non convince fin da subito i militari: si trattava di una rapina, probabilmente sfuggita di mano e culminata con l’uccisione della vittima. Sul come poi siano stati identificati i responsabili, i militari si sono limitati a riferire che i cinque erano stati chiaramente ripresi dalle telecamere situate nel palazzo. La certezza è che ‘don Patrizio’ oltre a essere una persona estremamente ricca, aveva anche una discreta furbizia: una cospicua parte del suo ‘bottino’ l’aveva nascosta fra gli indumenti nell’armadio, dove nemmeno la banda è riuscita a trovarla, nonostante l’ingente quantità di oggetti e denaro trafugati quella mattina. 


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