Da gennaio a novembre 97 femminicidi in Italia, di cui 6 in Campania. La commissione di inchiesta sul femminicidio ha pubblicato una indagine importante su 200 casi dal 2017 al 2019 da cui emerge che il 65 per cento delle donne maltrattate e abusate non solo non denuncia, on parla del dramma che sta vivendo nemmeno con le amiche.

E’ evidente che la normativa nazionale, che è tra le migliori in Europa, non è sufficiente da sola a debellare questo problema. Ed è altrettanto evidente che non basta soltanto lavorare su una rete diffusa sul territorio di centri antiviolenza, sportelli ascolto e case rifugio se, a monte, le donne non emergono dal silenzio. Occorre quindi sostenere le donne e metterle nelle condizioni di denunciare. L’autonomia economica e il lavoro sono sicuramente una di queste condizioni.

Non c’è solo bisogno, infatti, di scardinare stereotipi antichi, cosa già in sé ardua, ma occorre elaborare nuovi modelli che pongano al centro l’autonomia femminile, il rispetto per le donne e il valore della differenza di genere come leva di cambiamento delle relazioni umane.

Uno dei nodi più delicati della questione della violenza di genere, infatti, riguarda spesso una forma di dipendenza economica che, anche quando non sfociano nella violenza fisica, possono portare a un progressivo annientamento della persona.

Per questo occorre una presa in carico delle vittime di violenze, che tenga conto delle disuguaglianze e delle discriminazioni, pesantemente accentuate dalla crisi economica e sociale legata alla pandemia covid.

Ecco quindi che l’approvazione della legge regionale per l’occupazione femminile e la parità salariale che, tra i vari interventi, prevede incentivi e contributi per le imprese che assumono donne vittime di violenza. L’intento è quello di affermare una politica più organica che non si fermi ai soli voucher, necessari certo, e che garantisca, invece un reinserimento pieno lavorativo, con contratti a tempi indeterminato, e un futuro solito alle donne che subiscono violenza.