Fermata Rovigliano, discesa negli inferi
A Torre Annunziata, nel luogo dove la politica ha fallito. Tra scheletri industriali, abusi edilizi e ‘munnezza’
08-11-2015 | di Raffaele Perrotta
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Dall’Arcadia all’inferno il passo è stato breve, pochi decenni. È questa la sorte che sembra essere toccata a Rovigliano, la frazione periferica di Torre Annunziata che da luogo bucolico, di Virgiliana memoria, fino a metà del secolo scorso, ha attraversato tutte le fasi che hanno distrutto ambiente ed ecosistema.
Gli insediamenti dell’industria pesante prima, la deindustrializzazione e l’abbandono che sono seguiti poi, fino a tentativi di nuova occupazione degli spazi con altre fabbriche, quasi tutti falliti miseramente. La cornice odierna è dipinta da scheletri industriali, abusi edilizi e ‘munnezza’ ovunque. A questo, quasi come il più stridente dei contrasti, le parole dei nonni che raccontano di quelle case a pochi passi dal mare ‘sacrificate’ in nome della Dalmine.
In questo quadro che, volendo usare un eufemismo, ha tinte fosche, si inseriscono le odierne politiche miopi che hanno tutte un’unica direzione: quella contraria al recupero di un rapporto armonioso con l’ambiente. Se ad un tiro di schioppo dalla ‘Ferriera’, guardando Capo Oncino, ci sono i depositi di materiale pericolosi, le ‘Sette scogliere’ non se la cavano meglio. Anni fa fu posato lo scatolare a via Solferino che, recentemente, sembrava quasi per essere rispolverato facendolo diventare la seconda foce del Sarno, quel fiume che segna il confine con la vicina Castellammare di Stabia e che è tra i corsi d’acqua più inquinati d’Europa.
La grande spiaggia nera tagliata in due per una vasca d’alaggio che ha portato più problemi che benefici alla città (a quanto ammontano le entrate dell’Ente da quando è usata dalle barche?). O ancora. L’anno scorso fu posato l’elettrodotto per rifornire di corrente elettrica Capri facendolo partire da quegli spazi dietro le palazzine che fino a pochi anni fa erano la gioia dei bimbi che andavano a vedere estasiati le corse delle macchinine (qual è stato il beneficio, anche economico, per i torresi?).
Poi quel patto per l’inceneritore, tacciato da tanti come fantasia ma di cui, qualcuno, ha certi documenti delle prime riunioni.
Il recupero della zona è letteralmente una chimera, buono solo a riempire i programmi di candidati o ad uso e consumo dei discorsi politici che mirano solo ad appalti ed investimenti. Fino ad oggi, nonostante i tanti fallimenti, nessun programma per la rigenerazione urbana. Dall’Arcadia all’inferno di Rovigliano, il passo è stato breve.
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