“Sono contentissimo di aver lavorato in un territorio dal fascino smisurato, sfregiato dalla criminalità. E’ stato proprio per questo motivo che sono fiero di aver cancellato il municipio della camorra da Torre Annunziata”.

Con il ricordo dello sgombero di Palazzo Fienga il procuratore Pierpaolo Filippelli ha salutato Torre Annunziata per ritornare a Napoli. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha ratificato la nomina del magistrato come nuovo procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Filippelli lascerà quindi il suo incarico a Torre Annunziata e ritorna dove per una decina di anni aveva ricoperto il suolo di sostituto procuratore alla Dda di Napoli.

In tanti hanno voluto salutarlo partecipando all’evento organizzato proprio al piano terra della Procura di Torre Annunziata. Avvocati, giudici, magistrati, forze dell’Ordine, tutti compagni di un viaggio durato gli anni che bastano per farlo rimpiangere. Ne è consapevole il procuratore Nunzio Fragliasso, il quale assieme al suo predecessore Alessandro Pennasilico, hanno avuto modo di conoscerlo a fondo: “Non sono contento che se ne vada – hanno spiegato i due, con ironia e un pizzico di dispiacere -. Le sue capacità di ascolto, confronto, iniziativa ed equilibrio sono cose che appaiono ora eccezionali, ma in futuro saranno indispensabili per chi raccoglierà le redini del suo incarico”.

Un apprezzamento particolare è arrivato anche dalla pm Andreana Ambrosino, che con Filippelli ha condiviso parecchie esperienze significative: “Una colonna del nostro ufficio e un pezzo del nostro cuore. Mi ha insegnato che per raggiungere risultati occorre perseveranza, pazienza e tanta tanta ‘cazzimma’”.

In 25 minuti Filippelli ha parlato di quanto sia duro lasciare Torre Annunziata, ripercorrendo tutta la sua carriera. Dallo sgombero di Palazzo Fienga allo smantellamento dei clan del territorio, passando per gli orrori del Rione Poverelli e di Mamma Coraggio. Fino a quella che lui chiama ancora “ferita aperta”, l’omicidio Cerrato: “Una ferita che sono sicuro che verrà rimarginata assicurando i responsabili alla giustizia”.

Poi il saluto finale: “Me ne vado con un dubbio forte, che poi rappresenta in fin dei conti una certezza. Ho ricevuto da questo territorio molto più di quanto ho saputo dare per i miei limiti e per le mie capacità. E per questo non vi dimenticherò”.

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