Il futuro del comparto finanziario in Italia si fonda sulla cooperazione e sull’innovazione. Il Ministero dell’Economia e Finanza ha riunito attorno ad un tavolo da lavoro i principali interpreti del mercato per studiare le prossime mosse che siano in grado di ospitare le più importanti realtà in rampa di lancio del fintech. 

A discutere del presente e del futuro nazionaleche si snoda tra Milano e Roma – sono stati Alberto Dalmasso di Satispay, Ignazio Rocco di Torrepadula di Credimi, Paolo Gesess di United Ventures, Stefano Tresca di Level39, Cristian Miccoli di Conio, Mario Scuderi di Invitalia e il numero uno di MoneyFarm Paolo Galvani. Al tavolo da lavoro organizzato dal MEF ha partecipato anche Sebastiano Barbanti, onorevole in seno al gruppo PD presso la Camera dei Deputati, che ha promosso un’indagine all’interno della commissione finanze, il cui start è previsto al termine del periodo di pausa estivo, tra i cui scopi figura anche la creazione dell’Assofintech, un’associazione che riunisca tutte le aziende del settore e ne rappresenti idee, interessi e bisogni. 

Questa iniziativa sembra essere il primo segnale importante da parte del Governo nei confronti di tutta quella pletora di startup italiane, che dopo anni di malcelato scetticismo sono riuscite ad emergere dal cliché dei giovani rampanti e sconclusionati per approdare con pieno merito nel mondo del fintech. Né è un esempio proprio Moneyfarm, società italo-britannica che opera nel campo della consulenza finanziaria indipendente, che progressivamente ha battuto lo scetticismo e, abbattendo i costi attraverso l’utilizzo del digitale, ha rivoluzionato il modo di intendere gli investimenti finanziari. “Oggi i risparmiatori ricercano fonti di rendimento con rischi accettabili. In questa fase il cliente cerca una corretta analisi e un’adeguata gestione del rischio, unite a un’allocazione del capitale che segua una logica di risk budgeting, più che una logica di generazione di rendimenti. Strategia di diversificazione globale per ridurre i rischi, ovvero un portafoglio con fonti di rendimento diverse tra loro sia in termini di mercato di riferimento (asset class) sia in termini geografici. Indipendenza della consulenza allineata agli interessi del cliente e libertà dal conflitto d’interesse che mina alla base il rapporto banca-cliente: questi i punti di forza della consulenza digitalizzata di Moneyfarm”, ha dichiarato il presidente Paolo Galvani.

 

Da questa serie di esempi virtuosi, tutti i protagonisti in gioco hanno intuito che è giunto il momento di prendere seriamente in considerazione queste realtà, sia a livello del Ministero, che non può certo farsi travolgere dall’evoluzione senza intuirne dinamiche e inquadrarne possibili vantaggi per tutto il territorio nazionale, sia per le banche, che devono intuire le potenzialità del mezzo digitale inteso non come una minaccia ma come opportunità per una crescita culturale, sistemica e processuale.

A settembre i protagonisti di questo tavolo tecnico torneranno a riunirsi per assegnare le priorità al Governo, che dovrà necessariamente strizzare l’occhio a quanto sta accadendo in Gran Bretagna, istituendo in primis un unico referente nell’attività di controllo, poi eliminando l’identificazione obbligatoria tramite codice fiscale, assegnando contestualmente licenze temporanee a chi opera nel settore finanziario.

Da non sottovalutare durante l’azione del tavolo tecnico l’effetto della Brexit sul comparto fintech nazionale. Visto che Londra perderà progressivamente appeal per le rising star della finanza, il suo posto potrebbe essere preso da Milano, che già riunisce la borsa, una discreta tradizione finanziaria e buona parte delle startup nazionali. Restando nell’ambito pubblico, si sta muovendo anche il Comune di Milano attraverso la city manager Caporello, che attraverso il dossier “Milano capitale del fintech” intende votare l’intero capoluogo meneghino a punto di riferimento dello scacchiere internazionale. Al contempo, resta però fondamentale il ruolo di Roma nell’approccio normativo rinnovato al settore, che lasci maggiore libertà d’azione e non risulti troppo opprimente. Da non sottovalutare il coinvolgimento della Banca d’Italia e della Consob, altri due attori importanti in fase di investimento e di controllo dell’operato delle startup. Le considerazioni del tavolo tecnico riunito dal Ministero vanno quindi verso un’unica direzione: il futuro dell’Italia può essere importante, bisogna saper cogliere l’occasione per trasformare Milano in un polo della finanza tecnologica.

 

 

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