“I superbi affreschi della Villa di Oplontis a Torre Annunziata danno la vivida impressione dello stile di vita opulento di cui godono i cittadini più ricchi della prima età imperiale romana”. Recita più o meno così la descrizione che fa l’UNESCO dei reperti archeologici oplontini. Bastava anche il solo traduttore di Google per evitare la gaffe del Corriere della Sera che ha “dimenticato” di inserire, in una gallery sul sito internet, proprio gli scavi archeologici di Torre Annunziata.

Qualche giorno fa, per celebrare l’ingresso di 7 monumenti di Palermo e le cattedrali di Cefalù e Monreale, tra i siti patrimoni mondiali dell’Umanità, lo storico quotidiano milanese ha dedicato un articolo all’evento, allegando anche una galleria fotografica in cui riporta tutti i 51 siti italiani che sono considerati patrimonio Unesco.

Ebbene, nella descrizione della foto 28, che ritrae uno spaccato del parco archeologico di Pompei, si parla solo degli scavi di Pompei, appunto, e di Ercolano, dimenticando che nel 1997 a ricevere il titolo Unesco fu anche l’area archeologica di Torre Annunziata.

Se “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”, come diceva illo tempore Andreotti, si spera che questo caso rappresenti un’eccezione. Quale buon motivo, quindi, per la collega del Corriere di visitare gli scavi e la città di Torre Annunziata, apprezzando l’arte e la storia di cui è ricca ma evidenziando anche le enormi difficoltà che ci sono, dal lavoro ai rifiuti, passando per la noncuranza delle istituzioni sovracomunali che si riflette anche nell’attenzione che dedicano alla Villa che fu di Poppea.


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