Il gioco d’azzardo è uno dei settori che, in tempo di pandemia, di restrizioni, di limitazioni, di divieti e di emergenza sanitaria, si è completamente riorganizzato, dando vita a una sorta di vero e proprio riassetto, che nella maggior parte dei casi si è reso necessario. Gli aspetti da analizzare e da spiegare sono davvero tanti, ma la domanda non può che essere solo e soltanto una: il comparto ha vissuto un periodo di crisi? Gli studi hanno risposto anche ai dubbi.

Di recente Sapar, l’associazione italiana di gestori del gioco di stato, ha pubblicato un nuovo report. D’altronde è stato questo lo strumento attraverso cui è stata analizzata la situazione in Italia nel periodo della pandemia nel mondo del gambling. E di cose da raccontare ce ne sono davvero tante. L’analisi ha esaminato il complessivo dei contributi erariali nel 2020, quello in cui la pandemia da Covid-19 è definitivamente esplosa, cambiando quotidianità, economie e mercati.

La pandemia ha portato a una chiusura totale, in primis delle sale giochi, per un totale di sei mesi. Ovviamente tutto ciò ha portato a delle conseguenze dal punto di vista del gettito erariale, che è crollato del 60% per quel che riguarda la raccolta del gioco a mezzo apparecchi. In calo anche il contributo all’Erario delle Awp, che è diminuito del 49,33% in confronto allo stesso periodo. Suddividendo il tutto per tipologia di gioco, l’apporto maggiore proviene proprio dalle Awp con il 35,06%, seguono le Lotterie (15,63%) e Lotto (12,74%). I contributi minori provengono invece dalle Vlt (9,59%) e Giochi numerici a totalizzatore (4,94%).

Un occhio di riguardo in realtà meritano anche i dati relativi ai volumi di gioco fisico nel 2020. Non a caso questi vedono ancora una volta al primo posto gli Apparecchi, con una raccolta che sfiora i 19 milioni di euro. Lotterie e Lotto sono alle spalle con 8 mln e 6 mln. Seguono Giochi a base sportiva (2,6 mln), Giochi numerici a totalizzatore (1,2 mln) e Scommesse virtuali (1,1 mln). Chiudono Bingo (672 mila) e Giochi a base ippica (213 mila).

Numeri e cifre che fanno riflettere. E intanto nel complesso ci sono regioni che provano, come detto, a riorganizzarsi. Ne è un esempio la Campania, dove è stata approvata una nuova legge sul gioco d’azzardo, che ha puntato su alcune limitazioni, anche orarie per prevenire la ludopatia. Ma, tornando a parlare di numeri, la Campania è stata la seconda regione dove si è speso di più nel gioco. Ed è questo il punto da cui ripartire e da cui prendere il via nel 2022. La speranza è che l’anno che verrà potrebbe permettere una sorta di vero e proprio ritorno alla normalità, che nel 2021 ha avuto un solo assaggio. E la curiosità non può non essere tanta.

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