Chi ha fatto l’esposto ed ha insistito dalla polizia voleva colpire me, sperando di cogliermi in una situazione illegale. Ma si sbagliava di grosso”. È giallo sulle parole scritte in tarda serata dalla consigliera comunale di Pompei, Maria Padulosi. Si tratta del racconto di quanto avvenuto poche ore prima nel suo studio legale, quando, riprendendo le parole della ex candidata sindaco, “ho avuto l’imprevista visita di tre agenti della Polizia Municipale e di un tecnico del Comune, munito di macchina fotografica”.

Il motivo? Presto detto. “Con garbo e imbarazzo mi hanno chiesto di poter visionare l’appartamento perché erano stati sollecitati a svolgere accertamenti in ordine ad un presunto abuso”. La risposta? “Ovviamente ho acconsentito. In 20 anni non è stata fatta alcuna ristrutturazione, non ho modificato o aggiunto una mattonella. Scherzando – continua la Padulosi – ho detto che avrei potuto aprire anche gli armadi, non vi nascondo alcuno scheletro”.

Stando al racconto, “il proprietario-costruttore dell’ufficio avrebbe dichiarato all’epoca della costruzione, avvenuta nel 1960, la destinazione residenziale dell’immobile e non quella di uso studio professionale, come prevede un recente decreto del 2014. Il proprietario e non l’inquilina avvocato Maria Padulosi che ha dovuto subire durante l’orario di studio ‘uno spiegamento di forze’, per un accertamento che avrebbe potuto essere eseguito in qualsiasi momento”.

Di qui, Padulosi conclude con un commento: “Un altro esempio della umana miseria”.

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