Giocatori del Real Rovigliano prima minacciati e insultati, poi aggrediti e picchiati fin dentro gli spogliatoi. A nove anni da quel pomeriggio di follia arriva il verdetto della Corte d’Appello. Cancellate dalla prescrizione le responsabilità per Antonio Carfora e altre 6 imputati, accusati di aver trasformato un tranquillo pomeriggio di fine autunno in un assalto da incubo.

Tutto accadde il 13 novembre 2013, quando nello stadio di Casola di Napoli era in programma la gara di Coppa Campania tra il Santa Maria la Carità e il Real Rovigliano. A fine partita un gruppo di tifosi si avvicinò alle barriere poste dietro le due panchine, insultando e minacciando i calciatori.

La follia si scatenò nel dopopartita quando i “tifosi”, tra i quali anche Antonio Carfora, figlio del boss ergastolano Nicola detto “’o fuoco”, riuscirono ad entrare negli spogliatoi picchiando con scope e cinture i giocatori. In sei furono costretti a ricorrere alle cure in ospedale. A farne le spese anche i dirigenti del Real Rovigliano, minacciati anche con un coltello.

In primo grado erano state inflitte loro condanne a 3 anni e mezzo di reclusione. A nove anni da quella partita, uno colpo di spugna ha spazzato via le condanne per i responsabili.

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