“La carente azione di governo del territorio è rappresentativa di un’amministrazione locale timida, debole, oggettivamente gregaria e collusiva con il sistema mafioso di condizionamento dello sviluppo economico e sociale del territorio”.

Nelle 27 pagine dell’ordinanza con cui i giudici del Tribunale di Torre Annunziata hanno accolto il ricorso del Ministero dell'Interno, è stata confermata l’incandidabilità per l’ex sindaco di Torre Annunziata e sei ex politici. A Vincenzo Ascione, Rocco Manzo, Giuseppe Raiola, Giocchino Langella, Luigi Ammendola, Maria Oriunto e Luisa Refuto, nei prossimi cinque anni sarà impedito di svolgere attività politica, perché ritenuti responsabili di avere aperto le porte del Comune alla criminalità organizzata.

Nella sentenza emessa dalla prima sezione civile del Tribunale oplontino composta dalla dottoressa Marianna Lopiano (Presidente), il dott. Angelo Scarpati (Giudice) e dalla dottoressa Raffaella Cappiello (Giudice relatore) si fa riferimento a come lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose sia stato necessario “per la sussistenza di legami di parentela con esponenti mafiosi, l'adozione di provvedimenti amministrativi in tema di evidenza pubblica volti ad aggirare le norme che vietano il conferimento di appalti a imprese ricollegabili a organizzazioni criminali, l'adozione di criteri non trasparenti nell'affidamento di servizi essenziali come lo smaltimento di rifiuti o la refezione scolastica”.

Ma c’è dell’altro. Dopo lo scandalo del Sistema Ariano i consiglieri comunali appartenenti al Pd, “in disaccordo con le indicazioni provenienti dei vertici regionali del partito, avevano manifestato la volontà di continuare a sostenere il Sindaco Ascione, pur a fronte dell’ennesimo colpo inferto alla credibilità del consiglio comunale ed alla incertezza della stabilità della maggioranza. Ebbene, dalle intercettazioni disposte nell’ambito delle indagini, emerge come in tale delicato frangente la sopravvivenza della maggioranza sia stata garantita grazie all’interessamento di Salvatore Onda, il quale di fatto ha svolto la funzione di elemento di raccordo fra le varie componenti politiche operanti nel consiglio comunale, riuscendo in tal modo ad assicurare il regolare svolgimento del consiglio comunale ed il raggiungimento del numero legale. Orbene – si legge nell’ordinanza - tali essendo i principi cui questo collegio intende uniformarsi, non può che ritenersi censurabile la condotta del Sindaco Ascione, nella misura in cui lo stesso, sebbene a conoscenza delle plurime criticità emerse, come puntualmente riportate nella relazione in atti, ha omesso di intervenire al fine di ripristinare la legalità violata”.

Sulla base di questi elementi il tribunale ha deciso di accogliere il ricorso proposto dal Ministero dell’Interno e certificare, qualora ce ne fosse ancora il bisogno, una delle pagine politiche più nere di Torre Annunziata.

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