Raid per colpire chi aveva ucciso un ragazzino di 17 anni. Pene esemplari per il commando partito per vendicare la morte di Nicholas di Martino. Cinquant’anni di carcere: questa la richiesta avanzata dal pm Giuseppe Cimmarotta nei confronti delle persone ritenute responsabili del tentato omicidio di Salvatore Pennino.

Un agguato avvenuto la notte del 25 maggio 2020. Poco dopo aver appreso della morte del loro cugino di appena 17 anni, il commando partì dal capezzale di Nicholas per compiere la vendetta. Due auto, cinque persone (una tuttora non identificata), delle quali due armate e che hanno fatto fuoco per uccidere. La vittima però riuscì a sfuggire all’agguato.

Pena più severa (13 anni) richiesta per Antonio Carfora, nei suoi confronti l’aggravante della recidiva, mentre sono stati chiesti 12 anni, per Giovanni Carfora, Raffaele Iovine e Giovanni Amendola.

Il processo ora proseguirà con le arringhe della difesa, in programma a metà luglio. Secondo la tesi percorsa dall’avvocato dei Carfora, Alfonso Piscino, a sparare per primo in quella vendetta di fuoco (dopo l’omicidio di Nicholas) fu Salvatore Pennino e non i fratelli Carfora, che da aggressori diventarono vittime. Gli avvocati punteranno su questi elementi per arrivare a una riduzione di pena.

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