Gragnano. Morì precipitando dalla finestra: indagata anche la fidanzatina
A marzo l’udienza al Tribunale per i Minorenni per ricostruire la tragedia di Alessandro Cascone
16-02-2024 | di Marco De Rosa
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Un vortice di accuse, menzogne e paura che finì in tragedia. Alessandro quel giorno decise di farla finita anche perché vittima di bullismo, precipitando dalla finestra della sua cameretta e sconvolgendo la comunità di Gragnano.
E’ stata fissata a metà marzo l’udienza del Tribunale per i Minorenni per decidere se archiviare il fascicolo oppure disporre il rinvio a giudizio per i cinque adolescenti. Con una novità: insieme ai quattro minori indagati già nelle prime fasi dell'inchiesta, ora dovrà difendersi anche la fidanzatina 14enne di Alessandro. A spingere verso questa decisione, l’ipotesi che la vittima fu bullizzata fino a poco prima della tragedia, forse proprio dalla sua fidanzatina che, inizialmente, con la sua testimonianza era stata la prima a indirizzare gli inquirenti verso la pista del bullismo.
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L'udienza è stata fissata in seguito della richiesta di archiviazione della posizione dei quattro minorenni indagati avanzata dal pm della Procura per i Minorenni di Napoli, Nicola Ciccarelli. Però, una dettagliata opposizione presentata dai legali dei genitori di Alessandro (gli avvocati Mario D’Apuzzo, Emilio Longobardi e Giulio Pepe, assieme al pool di esperti tra i quali il criminologo Giacomo di Gennaro e la psicologa Monica Siniscalchi) ha spinto il giudice Clara Paglionico ad approfondire la vicenda, vagliando anche la posizione della fidanzatina. I reati ipotizzati sono quelli di stalking e omicidio colposo. Un fascicolo corposo, quello prodotto dalla difesa dei genitori del piccolo Alex, che sono frutto delle serrate attività di indagine svolte all'epoca dai Carabinieri della stazione di Gragnano e dalla sezione operativa si Castellammare di Stabia.
A fare da contorno alla tragedia, ci sono alcuni episodi di bullismo subiti da Alessandro all'esterno della scuola che frequentava, nella zona alta di Gragnano, e durante l’Estate. A spingere Alessandro a compiere quel gesto ci sarebbero una serie di inganni creati ad arte dalla banda di minorenni, con la probabile regia di un adulto, la cui posizione resta al vaglio della Procura di Torre Annunziata. Bugie, minacce, insulti e persecuzioni che, negli ultimi giorni di vita, avrebbero scosso ulteriormente il ragazzino che, la sera prima della sua morte, avrebbe cominciato a maturare quella decisione arrivata il mattino seguente, mentre era solo in casa. Infine, l'ultimo messaggio inviato in chat proprio alla fidanzatina, di cui lui si fidava, ma che potrebbe aver messo su quel castello di menzogne, fatale per un ragazzino di 13 anni.
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