Dopo la morte di Nicholas ancora oggi raid incendiari sotto casa dei killer e intimidazioni. Si continua sulla scia di terrore in cui è piombata Gragnano. Indizi sui quali gli inquirenti continuano a lavorare senza sosta per interrompere il vortice di paura che si respira in città.

L’allarme è stato lanciato dal pm della Dda di Napoli Giuseppe Cimmarotta, nel corso della requisitoria nell’ambito del processo a carico dei fratelli Carfora, Antonio e Giovanni, e di Raffaele Iovine e Giovanni Amendola.

Una cronologia precisa di episodi che, a distanza di un anno, continuano nella loro scia di violenza: “Solo due giorni fa – ha proseguito Cimmarotta – un incendio di natura certamente dolosa è scoppiato in un garage vicino all’abitazione degli Apicella. Poco tempo prima il tentativo di suicidio della mamma di Nicholas. Un vortice di terrore in perfetto stile colombiano che deve assolutamente finire”.

Questa mattina nell’aula della nona sezione del Tribunale di Napoli l’accusa ha ricostruito gli attimi immediatamente successivi al primo agguato, dove Nicholas ha trovato la morte, e dove fu ferito suo cugino Carlo Langellotti.

Dal capezzale di Nicholas, dall’ospedale San Leonardo di Castellammare, partì un commando di 5 persone. Oltre ai 4 imputati presente anche una quinta persona, tuttora non identificata. Un raid che aveva uno scopo ben preciso secondo l’accusa: “Il reale obiettivo non era Pennino, ma sapere dove si nascondesse Apicella”.

Cimmarotta ha parlato di “classica vendetta armata e studiata, perché il branco è poi andato a casa per cambiare i loro vestiti, facendo poi ritorno in ospedale dove giaceva Nicholas. E in tutto questo, non hanno fornito aiuto alle indagini per arrivare al nome della quinta persona che completava la spedizione, tantomeno hanno fatto trovare le armi con cui hanno compiuto il gesto”.

Ora toccherà agli avvocati della difesa replicare alla requisitoria. La prossima udienza in programma a metà luglio.

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