Secondo i dati divulgati da Frontex nel mese di luglio il numero dei migranti sbarcati in Italia dal Mediterraneo è sceso del 57% rispetto al mese precedente.

I fattori che hanno contribuito alla diminuzione sono diversi: le peggiori condizioni del mare nella prima metà del mese, gli scontri a Sabratha in Libia e la presenza della Guardia costiera libica avrebbero scoraggiato i trafficanti.

La commissione Ue intanto si è detta pronta a valutare un rafforzamento della missione Triton se l’Italia ne farà richiesta. Il ministero degli Interni sta valutando le soluzioni praticabili per sostituire le barche delle Organizzazioni non governative.

Al di là del fatto che in questo ultimo mese si sia registrato un calo di sbarchi nel nostro Paese, resta la questione non più dirimente dell’integrazione del popolo dei migranti che nel corso dell’ultimo decennio è sbarcato in Italia stabilendosi non solo nel nostro Paese ma in tutta Europa.

Migrazioni di massa e integrazione

Le migrazioni di massa e la conseguente difficoltà di integrare sia dal punto di vista culturale che economico le popolazioni in arrivo, stanno di fatto evidenziando nuove diseguaglianze e segregazioni territoriali. “Non c'è integrazione senza sviluppo economico e non c'è sviluppo economico sostenibile senza una crescita diffusa” ha scritto Fabio Pammolli, presidente del Centro Studi per la competitività le regole e i mercati (Cerm).

In Italia poi le nuove disuguaglianze si sono aggiunte alle vecchie: la poca crescita si è concentrata in alcune regioni e il divario Nord Sud si è ulteriormente alimentato, mentre nelle grandi città le periferie sono sottoposte a nuove e pericolose pressioni migratorie.

Lavoro crescita e sviluppo devono entrare nei programmi politici

Rispetto a questa situazioni gli schieramenti politici non possono rimanere indifferenti, soprattutto quelli che hanno l’ambizione di voler governare il Paese.

Le elezioni politiche sono alle porte e i programmi elettorali dovrebbero prendere in considerazione temi centrali per l’equilibrio culturale ed economico dell’Italia.

Ecco perché secondo il presidente del Cerm nell’agenda politica italiana dovrebbero entrare temi come il lavoro, la crescita e lo sviluppo dei territori.

Per recuperare le periferie e i territori occorre rigenerare un tessuto connettivo. Servono per questo infrastrutture di trasporto, sociali, fisiche e immateriali.

Occorre mettere a sistema e coordinare interventi per le periferie, mettere in sicurezza edifici e territori, rilanciare investimenti per le scuole, la sanità e le reti di trasporto regionali e urbane.

Sul fronte lavoro serve ridurre stabilmente il cuneo dei contributi alle pensioni pubbliche a favore delle nuove generazioni.

«Nessuno chiede soluzioni miracolose» ha affermato Pammolli, però serve un progetto in grado di affrontare le sfide che queste nuove disuguaglianze pongono e le soluzioni non possono che essere politiche.

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