Il periodo di Natale era cruciale per il clan Gionta. Da sempre la cosca dei valentini aspettava il tradizionale mercato del pesce a Torre Annunziata per chiedere il pizzo ai vari commercianti ittici. Una richiesta che poteva fruttare anche mille euro alle casse del clan. Tutto per fare il  cosiddetto‘regalo’ ai detenuti. Ma il Covid ha complicato la situazione.

A ricordare questo particolare è Ciro Coppola, intecettato nella vettura di Salvartore Palumbo il 2 dicembre dello scorso anno. Quest’ultimo ha ricordato la raccomandazione di suo nonno Ciro Paduano, alias Ciruzzo ‘a bucatura. “Mi ha detto di mandare un bacio al compare (Giuseppe Carpentieri ndr). E mi raccomando a Natale a Nonno”.

Lo stesso Palumbo, quattro giorni dopo, nel corso di una conversazione con la moglie, chiarisce di aver escluso un pescivendolo dalla riscossione del pizzo. Ma sottolinea come abbia chiesto il pizzo a tutti i commercianti di Torre Annunziata. “Ho fatto fare da qua sopra fino alla Croce di Pasella. Tranne questo, questo no”.

Come detto il Covid ha mandato in crisi questa fiorente attività dei Gionta. Il 7 dicembre dello scorso anno Raffaele e Alfredo Della Grotta parlano di un imprenditore, già assoggettato, che non potrà corrispondere il pensiero a causa della chiusura imposta a causa della pandemia (un anno fa vigeva la zona rossa).

Si lamenta di questa situazione anche il super boss Umberto Onda, intercettato in carcere il 16 dicembre durante una conversazione con la moglie Teresa Nappo. “Non ti hanno dato niente per venire a fare il colloquio qua? Lo fanno ora il mercato del pesce lì? Ma non si mettono neanche lì fuori?”.

La Nappo non ha potuto fare altro che confermare che non vi era alcun commerciante ittico da stritolare con richieste di racket. “Non ci sta proprio niente, Ce ne stanno solo due o tre”. Onda spera nella fine del Covid, ma anche questa volta la Nappo è secca. “Non mettono niente Umbè”.

Come confermato anche da un collaboratore di giustizia il mercato del pesce era centrale per le operazioni del clan Gionta. “Sin dagli anni ’80 tutti i commercianti all’ingrosso pagano una tangente – è stato riferito nel corso di un interrogatorio di 12 anni fa- La cui somma complessiva è giunta sui 40mila euro l’anno. Colui che portava i soldi a Palazzo Fienga era stato uno dei grossisti del mercato, anch’egli vittima di estorsione”.

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