Il legame tra criminalità organizzata e gioco d’azzardo analizzato dal procuratore aggiunto DNA
Il procuratore nazionale aggiunto della DNA, Giovanni Russo, ha illustrato quella che è l'attuale situazione facendo il punto sui legami tra crimine e gioco d'azzardo.
09-04-2018 | di utentenonattivo
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L'interferenza dei clan mafiosi nel mercato del gioco d'azzardo in Italia, sia nel segmento illegale che nel segmento legalmente costituito, è sempre più sotto il mirino della Direzione nazionale antimafia (DNA), soprattutto da quando i clan criminali hanno cominciato a riversare i loro interessi imprenditoriali nel settore, canale importante per accrescere il loro business e guadagnare cospicuamente attraverso attività illecite.
Secondo il Procuratore Russo l’elevato volume d’affari che ruota attorno al settore dei giochi e delle scommesse unito alla crescita esponenziale del fatturato economico, ha sempre attirato e continua ad attirare gli interessi ‘imprenditoriali’ della criminalità organizzata. Ciò comporta pesanti ricadute non solo in termini di perdite per gli incassi dell’Erario, ma anche da un punto di vista della sicurezza dell’ordinamento e dell’inquinamento del sistema economico in generale.
Il settore dei giochi ben si presta a soddisfare gli interessi dei clan criminali, sia per gli introiti che è capace di generare, sia perché sta diventando un mezzo per il riciclaggio di denaro sporco. Permette inoltre di investire, senza troppi rischi, ingenti somme di denaro, provento delle tradizionali attività illecite. Inoltre, riporta il procuratore, i vantaggi che derivano dal gioco illegale divengono ancora più appetibili perché relazionate alle difficoltà connesse all’accertamento delle condotte illecite e ad un sistema sanzionatorio che comporta conseguenze giudiziarie alquanto contenute. Tali aspetti non consentono di effettuare una stima del fatturato del gioco illegale in Italia e di procedere ad un confronto con la fetta di mercato del gioco legale.
“E’ pur vero che, nel caso di mancato collegamento dell’apparecchio alla rete telematica, il guadagno dell’organizzazione criminale consiste non solo nella quota che andrebbe versata allo Stato, il cosiddetto prelievo erariale unico, ma anche nell’aggio del concessionario e la somma che sarebbe dovuta all’esercente. A tal proposito, nell’ambito di un’attività di indagine della DDA di Caltanissetta, un subconcessionario della zona ha riferito che ogni macchinetta rendeva circa 1.000 euro a settimana”, ha precisato Russo in una recente intervista.
Il crescente interesse della criminalità verso il settore dei giochi
Descrivendo il modo in cui la criminalità è riuscita ad estendere i suoi tentacoli nel settore del gioco lecito, il procuratore riporta il dato giudiziario emerso negli ultimi anni il quale riflette “un’immagine della criminalità mafiosa a forte vocazione imprenditoriale, denotando una estrema capacità di adeguare le modalità di intervento all’evoluzione del mercato, motivo per il quale il settore del gioco legale oggi assurge a comparto sensibile agli appetiti criminali”.
Russo precisa che negli ultimi tempi le mafie di casa nostra si sono concentrate nei settori più remunerativi del gioco, tra i quali rientra la gestione e alterazione degli apparecchi da intrattenimento ed il gioco online. “Utilizzando gli strumenti per loro tradizionali, le organizzazioni criminali hanno assunto una vera e propria egemonia nell’imposizione di apparecchi da intrattenimento, soprattutto macchinette negli esercizi pubblici esistenti sul territorio sottoposto al controllo mafioso. Alcune risultanze investigative hanno monitorato persino l’imposizione, con metodo mafioso, di apparecchi da gioco in precedenza manomessi dal gruppo criminale, al fine di sottrarre le giocate all’imposizione fiscale e truffando i giocatori. L’efficienza del sistema, che attualmente rappresenta il core business di quasi tutte le organizzazioni criminali, viene garantita dal coinvolgimento di esperti informatici per la gestione delle piattaforme web illegali create ad hoc, oltre che da una struttura di tipo verticistico-piramidale delle organizzazioni coinvolte nell’attività illegale”.
Mezzi e strumenti illegali utilizzati dalle mafie per colpire il settore
Da recenti indagini effettuate è emerso che le procedure illegali di cui si serve maggiormente la malavita per colpire il settore del gioco spaziano dalla creazione di siti di gioco online non autorizzati, cui si accede mediante apparecchiature installate in numerose sale gioco nazionali, gestiti da server ubicati negli Stati Uniti, in Florida, in Romania ed altri Paesi esteri, fuori dal controllo dei Monopoli di Stato, alla falsificazione di cedole e ricevute delle giocate, sulle quali viene stampato il logo AAMS che contraddistingue i casinò online italiani regolamentati, strategia utilizzata per superare i controlli amministrativi e ingannare i giocatori, ampliando così sia il numero delle giocate che il volume degli introiti.
Prospettive future: affrontare il problema anche dal punto di vista europeo
Per risanare questo stato di cose, Russo ha avanzato alcune proposte che mirano a ridisegnare l’odierna disciplina del settore. Tra queste indica la necessità di procedere al miglioramento dell’efficacia delle barriere all’ingresso nel sistema legale dei giochi, revisionare l’apparato sanzionatorio penale e amministrativo contro il gioco illecito, rafforzare le misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità delle vincite. Inoltre, si rende necessario l’avvio di un processo di armonizzazione a livello europeo e non solo nazionale del settore del gioco e di una politica per la sicurezza delle infrastrutture critiche del gioco legale che contrasti anche la minaccia del cyber crime.
Accordo DNA - ADM
Riferendosi infine all’accordo tra DNA e ADM nella lotta alla mafia e al terrorismo, e cercando di spiegare se lo stesso potrebbe rappresentare una soluzione definitiva al problema, il procuratore riporta che “l’accordo ha l’obiettivo di rafforzare e rendere permanente il presidio dello Stato nella lotta alla criminalità mafiosa e ai flussi valutari e merceologici che finanziano il terrorismo. Il testo dà attuazione al recente decreto legislativo n. 90 del 2017 sulla prevenzione della criminalità economica, del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo e potenzia gli strumenti di collaborazione e intelligence tra i due organismi. Tra i punti dell’intesa la centralizzazione della raccolta, dell’elaborazione e dell’analisi dei dati utili alla prevenzione e alla repressione di illeciti, come i traffici transfrontalieri di rifiuti, sostanze stupefacenti, materiali strategici o prodotti agroalimentari. Il tutto al fine, da un lato, di supportare le prerogative di impulso e coordinamento investigativo da parte della DNA, dall’altro di rinforzare le procedure di controllo doganale e quelle di contrasto ai fenomeni illegali da parte di ADM”.
In tale contesto Russo elogia in particolare le sinergie messe in campo negli ultimi anni che hanno consentito di raggiungere risultati di altissimo profilo derivanti dall’impiego di nuovi dispositivi più efficaci e all’avanguardia da un punto di vista sia tecnologico sia investigativo, i quali faranno sì che tali risultati siano resi sistematici anche e soprattutto attraverso la valorizzazione del patrimonio di dati, intelligence e capacità di entrambe le Amministrazioni.
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