"Perchè il mio 'giallo' è ambientato nella Torre Annunziata del '70? Era una città splendida, la gente ci trascorreva le vacanze. Poi, è finita in mano alla camorra. Allora ho voluto lanciare un messaggio. Raccontare quella Torre, anche per marcare la differenza".

Massimiliano Amatucci (nella foto) è un avvocato civilista napoletano, ma pure uno scrittore. Da due anni, dopo un'esperienza a Londra, vive con la sua compagna in Corso Vittorio Emanuele III, a pochi passi dalla Chiesa del Carmine di Torre Annunziata, dove venerdì 15 dicembre, all'interno della cripta, presenterà al pubblico il suo esordio letterario: "L'agnello di Dio. Le indagini del commissario Profumo" (Watson edizioni).

Un "giallo" tipico, con al centro il misterioso delitto di un parroco, voluto bene da tutti e che aiutava i poveri. Ad indagare sull'omicidio sarà il giovane commissario di polizia, dal fine fiuto investigativo, Giovanni Profumo. Il commissario, inizialmente, batterà la pista del delitto di camorra. Successivamente, l'inchiesta prenderà ben altra piega.

"E' incredibile - sottolinea oggi l'autore del romanzo - . L'omicidio descritto all'interno del libro avviene proprio nella cripta della Chiesa del Carmine, e tra due giorni io sarò lì in pubblico. Nonostante sia torrese, soltanto di adozione, questa città la sento anche un po' mia. Per questo motivo, ho voluto guardarla dall'esterno, gettando l'occhio su una terra che, negli anni post '68, è stata macchiata dalla camorra.

Mi premeva - conclude Amatucci - riportare la nostra Torre Annunziata, almeno nel romanzo, al suo antico splendore". Le indagini del commissario Profumo non si "fermeranno" a Torre Annunziata. L'intento dell'autore è già quello di un prossimo seguito.

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