Un' "esplosione" di arte e musica nella Palestra Grande degli Scavi di Pompei dove Adrian Maben e Alexandre Drawitcki hanno raccontato il potere dell'immortalità. Il musicista e il regista infatti sono stati protagonisti del dibatitto che si è tenuto nel suggestivo scenario degli Scavi di Pompei, all’interno della rassegna “Pompei, un’emozione notturna”, inaugurata lo scorso 5 agosto.

L'incontro era incentrato sulle suggestioni evocate dal paesaggio vulcanico, e in particolar modo vesuviano, presenti in opere musicali del diciannovesimo e ventesimo secolo, ma non solo: come la stessa ambientazione rimanda, fulcro del dibattito è stata anche l'influenza delle immagini e delle architetture della Pompei antica in questo stesso ambito artistico. I due esperti della musica hanno scelto di focalizzare la loro analisi su due prodotti artistici differenti: da un lato, nove opere liriche (ormai quasi dimenticate dalla critica) di autori francesi di fine '800, oggetto di studio del professor Dratwicki, e "Live at Pompeii", il capolavoro rock del regista Maben.

La manifestazione si è snodata attraverso una precisa e stimolante analisi del valore simbolico che il Vesuvio, le rovine e l'antica civiltà pompeiana assumono in questi due contesti diversi. Dratwicki ha mostrato al pubblico non solo i tanti significati che la potenza vulcanica riveste nelle diverse opere teatrali, ma anche molti altri aspetti legati a queste; dalla difficoltà di mettere concretamente in scena la furia di un'eruzione alla visione dei diversi autori francesi della storia e della mitologia latine, fino addirittura al problema di rappresentare attraverso la musica una sconvolgente forza della natura come quella di un vulcano in eruzione. Maben, invece, anche questi supportato da elementi multimediali come video e musiche estratte dal suo lungometraggio, ha descritto (sulla scia di un delicato humor inglese) gli ostacoli e le soddisfazioni che si incontrano realizzando un'opera cinematografica che esplora la mente dei quattro artisti del prog-rock anni settanta mettendo in luce la maestosità della loro musica visionaria attraverso le immagini dell'eterna città di Pompei.

Al loro interno, come sostiene lo stesso Maben, non è possibile ritrovare solo semplici tracce di storia umana, ma anche aspetti dello stesso presente, come la caducità della vita o l'entusiasmo effimero delle emozioni umane, argomenti che stavano molto a cuore anche ai Pink Floyd, e a cui davano voce con le loro canzoni. Nonostante il suo italiano "creativo" (simile a quello del preparatissimo Dratwicki, del resto) e l'atmosfera quasi pietrificata degli Scavi di notte, Maben, infine, coglie l'occasione per ringraziare con affetto la banda di "ragazzi" pompeiani che, nel lontano 1971, si infiltrò all'interno degli Scavi per assistere alle riprese del film, addirittura all'insaputa del regista, che ebbe modo di conoscerli solo molto più tardi.

La prima a presentare l'evento a nome del sovrintendente è stata infatti Ernesta Rizzo, una dei ragazzi degli Scavi che sono poi diventati intimi amici di Maben. L'evento si è poi concluso con la presentazione e l'assaggio di una particolare pietanza, ispirata a una ricetta del romano Apicio, famoso "gourmandise" dell'antichità, e chiamata simpaticamente "farsiccia" dall'unione dei sue due ingredienti principali: il farro e la carne di maiale, entrambi avvolti in un budello e serviti con una confettura di frutta secca, miele e spezie.

L'idea è nata dalla fusione delle idee degli chef dell'Università dei Sapori di Perugia e dell'associazione Archeofood con l'intento di far rivivere nei piatti dell'uomo moderno i sapori di un mondo ormai lontano. Infine, tra l'antichità senza tempo del sito pompeiano e lo sguardo severo del Vesuvio, che "evoca terrore senza mostrarlo" (usando le parole dello stesso Dratwicki) è stato anche possibile osservare gli stupendi affreschi di Moregine, esposti al pubblico per la prima volta, e gli emozionanti calchi delle vittime dell'esplosione del 79 d.C., che sembrano quasi intenti a prendere di nuovo vita e a farci dono di ciò che si crede ormai perduto, ma che per una sera è stato possibile rivivere: il passato.

Alessia Santelia

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