"Il ras non è pazzo, dategli 30 anni": al processo 'Buccelli' la requisitoria contro Giuseppe Gallo
La difesa del boss: 'E' incapace di intendere e di volere". Il pm: 'Peppe o' pazzo aveva tecniche da narcos colombiano'
09-12-2014 | di Salvatore Piro
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Assiste alle richieste dell'accusa collegato in videoconferenza dal carcere di Cuneo, dov'è oggi detenuto, Giuseppe Gallo (in foto), alias Peppe o' pazzo. Lo storico boss dei Gallo-Limelli-Vangone, considerato dagli inquirenti "il signore della droga" al Piano Napoli di Boscoreale, non fà una piega. Nemmeno quando il pm della Dda di Napoli, Pierpaolo Filippelli, al termine di un requisitoria di oltre oltre due ore, legge le sue richieste di pena dinanzi al Collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata (presidente Aufieri). Due ore che riscostruiscono, attraverso i brogliacci delle intercettazioni, la presunta vendetta ordinata dal ras contro i fratelli Gennaro e Carmine Buccelli, anch'essi coinvolti nel giro d'affari messo in moto dalla camorra per trasformare il 'Piano Napoli' nella Scampia della provincia.
I fratelli Buccelli hanno un debito: 20 milioni delle vecchie lire per una partita non pagata di 8 chili di hashish. E' lì che sarebbe scattata la vendetta di Peppe o' pazzo. Gennaro è gambizzato con due colpi di pistola. Carmine, il più piccolo dei due, viene sequestrato e torturato con un bagno d'acqua bollente. Episodi che - secondo il pm antimafia Filippelli - "descrivono bene la personalità del Gallo, tipicamente camorristica e da narcotrafficante colombiano". L'accusa poi fà la sua richiesta: 30 anni di reclusione e 4mila euro di multa a Peppe o' pazzo per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, porto abusivo di armi, lesioni e sequestro di persona. Il processo è l'ennesimo stralcio della maxi-operazione 'Pandora Matrix" che, con gli arresti del 2010, smantellò il mercato della droga e del racket delle estorsioni tra Torre Annunziata, Boscoreale e Boscotrecase. Gli avvocati di Giuseppe Gallo, Nando Striano e Ciro De Simone, avevano in precedenza chiesto la sospensione del processo, perchè il boss ha tentato varie volte il suicidio in carcere e, dunque, non sarebbe "in grado di intendere e di volere".
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