Il Vesuvio e i suoi fratelli, i vulcani come chiave per raccontare le differenze che uniscono popoli e culture lontanissime. Presentata questa mattina a Villa Campolieto, ad Ercolano, la mostra fotografica del reporter-viaggiatore Gino Ambrosio che sarà visitabile, alla Reggia di Portici, dal 22 al 31 maggio.

L’iniziativa, curata dall’associazione Oro Nero­-Dalle scritture del fuoco, presieduta da Carmine Maione, intende avvicinare e raccontare le storie delle genti che vivono alle falde dei vulcani di tutto il mondo. In cento scatti, Ambrosio – partendo dal Vesuvio con una puntatina all’Etna  – arriva fino al Bromo, in Indonesia, all’Erta Ale in Etiopia. Un viaggio affascinante e intenso che si sofferma sui volti, che fotografa la potenza improvvisa del vulcano, che gusta i sapori di cento Paesi.

Ambrosio racconta così come sia germogliata in lui la voglia di viaggiare, la passione per l'avventura: “Devo ringraziare mio padre per avermi fatto leggere tanti libri di avventure, da Salgari a Verne. Da lì è nato tutto: dalla fantasia. Crescendo, mi sono appassionato anche alla fotografia”. Il Vesuvio, imponente com'è, non può essergli indifferente  “Vorrei dire una cosa: ogni volta che torno e vedo dove sta il Vesuvio,  provo una profonda mpressione. A volte ci dimentichiamo che sia ancora attivo. Nei miei viaggi mi sono trovato nel bel mezzo delle eruzioni e so cosa voglia dire. Qui, ripeto, ci siamo un po’ dimenticati che il nostro è vulcano attivo". 

C'è qualcosa che i popoli che abitano alle falde dei vulcani condividono. Un tratto distintivo condiviso dal Vesuvio all'Asia, la calma e l'umanità:  "Ho trovato molta tranquillità, tra le popolazioni che vivono nelle aree vulcaniche. Al nord delle Filippine c’è il vulcano Pinatubo che nel ’91 ebbe un’eruzione violenta con un tornado in contemporanea. Ci furono colate di fango, i villaggi furono distrutti. Lì ho incontrato gente poverissima ma cordiale, bimbi "armati" di aste che attraversavano i fiumi per andare a raccogliere cibo insieme ai genitori alle falde del vulcano”.

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Per Oro Nero l'occasione da non perdere è quella di aprire un fecondo canale di scambio tra le popolazioni unite dal fatto di vivere a strettissimo contatto con i vulcani. Carmine Maione spiega: “L'obiettivo e la visione è quella di mettere in rete terre e popoli che vivono nelle aree vulcaniche del pianeta. È un modo per alimentare lo scambio e la contaminazione culturale, esaltazione della ricchezza dei territori, la creazione di una circuitazione turistica differente e sostenibile. Partiamo dal Vesuvio  che ci piace considerare come un’opportunità di ricchezza. Qui c’è una biodiversità unica al mondo”. 

A suggello dell’incontro, una passeggiata gastronomica con un ospite di eccezione. Nell’angolo allestito dall’Albero Fiorito Slow Food le tipicità della tradizione contadina vesuviana,(asparagi selvatici, erbe spontanee, pisello 100 giorni; l’artigianato caseario dei formaggi molli e in crosta e latte cotto di bufala; e ancora stringata di maiale e di allevamento biologico di Roccamonfina accompagnati da una selezione di pani e focacce e poi dolci, dal babà ai profumi di limone della costiera alla cassata vesuviana. Il tutto innaffiato da  una selezione di vini autoctoni del territorio, Sfumante del Vesuvio, Nocino di Sant’Anastasia.  

Tra queste eccellenze locali, alcuni ospiti d’eccezione: accanto ai dolci siciliani, c’era la tartare di baccalà islandese condita alla maionese di peperoni.

L'iniziativa vanta il patrocinio del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Campania, della Regione Sicilia, della Città Metropolitana di Napoli, dei Comuni di Ercolano, Pompei, Portici, Pozzuoli, Torre del Greco, Torre Annunziata, Ottaviano, San Sebastiano al Vesuvio e Sant'Anastasia. 


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