Ciro Immobile lasciato a casa. L’Italia farà a meno di quello che è stato finora uno dei titolari indiscussi della nazionale italiana.

Spalletti lo ha chiamato venerdì scorso, poche ore prima di ufficializzare le terze convocazioni della sua nuova carriera da ct, e gli ha detto che lo avrebbe lasciato a casa. Una forma di rispetto verso un'icona dell'Italia campione d'Europa, il primo capitano della sua nazionale che ha debuttato a Skopje il 9 settembre scorso. Immobile, quella notte, segnò il gol dell'1-0 contro la Macedonia, pareggiato nel recupero da una clamorosa punizione di Bardhi. Ma al ritorno, venerdì allo stadio Olimpico, Ciro non ci sarà.

Un brutto colpo, dal punto di vista psicologico, perché l'attaccante di Torre Annunziata aveva segnato su rigore contro la Fiorentina il gol del successo della Lazio a pochi secondi dalla fine e poi aveva regalato a Sarri il rilancio in Champions con la rete dell'1-0 contro il Feyenoord. Una prodezza simile a quelle dei vecchi tempi, che gli avevano consentito di raggiungere il record dei 200 gol con la maglia biancoceleste. Ma non è bastato a Spalletti per chiamare in un gruppo allargato anche Immobile, tra l'altro per una partita che si giocherà a Roma, dove Ciro aveva aperto la cavalcata europea al debutto contro la Svizzera. Il tecnico toscano ha spiegato che in questo momento Scamacca, Kean e Raspadori gli danno più garanzie ma che le porte di Coverciano restano sempre aperte, come accadeva con Mancini.

Da Salerno in poi, inizierà la sua rincorsa all'Italia perché i tempi, in vista della difesa del titolo europeo, sono stretti: sette mesi e solo due appuntamenti azzurri, nel prossimo mese di marzo. O i play off per andare agli Europei, nel caso qualcosa andasse male con Macedonia e Ucraina.

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