“È comprensibile che persone che non hanno dimestichezza con i boschi e con la campagna non comprendano che il vero problema non è chi incendia e perché ma il fatto che il bosco se non gestito, coltivato, pulito, è a rischio altissimo di incendi."
Parole dure quelle rivolte al presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Agostino Casillo dal coordinamento del movimento “Cittadini per il Parco”. In una nota pubblicata dall’associazione è stato infatti espresso il rammarico per la cattiva amministrazione e manutenzione della zona, viste come principali cause degli incendi che nell’ultimo periodo hanno deturpato la vegetazione circostante al cratere. 
“Abbiamo sollecitato – così continua l’invettiva – in tutti i modi il neo presidente del Parco ad agire dopo il devastante incendio dell'anno scorso che ha interessato i comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale Boscotrecase e in parte Trecase e Torre del Greco. Parole al vento. A questo riguardo prima il Presidente ha sbandierato ai quattro venti una convenzione stipulata con la SMA Campania che avrebbe risolto ogni problema, laddove nella convezione con la SMA si parla esclusivamente di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri (e quindi non di pulizia del bosco e del sottobosco), legata peraltro a progettazioni e finanziamenti a venire, poi ha scaricato sui comuni del Parco la responsabilità della manutenzione dei boschi.
“Ammesso e non concesso che la responsabilità in tal senso sia esclusivamente dei comuni (ma non dimentichiamoci le competenze dei Consorzi di Bacino sugli alvei, i terreni demaniali, il regime speciale della Riserva Tirone Alto Vesuvio, ecc.ecc.), viene da chiedersi a questo punto: ma che idea di Parco ha in testa questo Presidente? Le responsabilità politiche e le relative competenze un bravo amministratore se le prende, non fermandosi davanti a cavilli e regolamenti.”
“Infine – conclude la nota – ed è forse la colpa più grave di Casillo, nulla è stato fatto per incrementare la vigilanza del territorio nel periodo estivo. In una situazione di grave rischio e grave pericolo il minimo che si sarebbe dovuto fare è predisporre un controllo capillare del territorio anche attingendo a quella enorme risorsa che è il volontariato. Può dunque l'uomo che abbaia alla luna guidare il Parco nella difficilissima opera di ricostruzione ambientale, civile, economica e morale che abbiamo di fronte?”

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