"Ora giustizia rapida e nessuna impunità". A parlare, oggi a Napoli, nel corso di una conferenza stampa nei Quartieri Spagnoli, è Vincenzo Russo, padre di Ugo Russo, il 15enne colpito a morte da un carabiniere durante un tentativo di rapina che il giovane stava mettendo a segno quasi tre anni fa con un complice nel rione Santa Lucia di Napoli.

Vincenzo ha risposto - davanti al murales dedicato al figlio - alle domande dei cronisti incentrate sulla chiusura delle indagini che vedono il militare dell'arma accusato di omicidio volontario aggravato. "Dopo tre anni durissimi da trascorrere - afferma Enzo Russo - la chiusura indagini rappresenta il primo passo. In questi anni, avendo comunque sempre fiducia nella giustizia, siamo stati al centro di insulti e attacchi ma abbiamo resistito perchè fin dal primo momento il luogo del ritrovamento del corpo di Ugo, i sei fori di proiettile in entrata e uscita, il colpo alla testa, ci hanno convinto di quello che ora emerge dalle indagini".

" Mio figlio ha sbagliato - ripete Enzo - ma aveva una vita davanti per fare altre scelte giuste e nessuno aveva il diritto di togliergliela. Per nessuno può valere un principio di impunità, tantomeno per chi uccide. Ora mi aspetto giustizia e tutta la verità e soprattutto che il processo cominci presto". A chi gli ha chiesto un parere sul fatto che il militare sia ancora in servizio, il padre di Ugo ha risposto: "Dovete chiederlo a chi l'ha rimesso in servizio. E' un problema dello Stato, questo, che ha rimesso in servizio, con un'arma, chi ha ucciso una persona". Enzo Russo è arrivato alla conferenza dopo aver recuperato la collanina di Ugo, dissequestrata stamattina. ''Dopo quel maledetto giorno i carabinieri sostenevano che il ragazzo l'avesse in tasca ed e' stato anche scritto da alcuni giornali che fosse il frutto di un furto precedente. Una delle tante bugie che abbiamo dovuto sopportare. Questa - ha detto Enzo mostrandola commosso ai giornalisti - era un regalo della sua fidanzata che lui indossava sempre, anche nella foto che poi ha ispirato il murales".

L'intervento di Vincenzo Russo è stato preceduto da quello di due attivitisti del Comitato "Giustizia e Verità per Ugo Russo", che si è battuto per la famiglia del giovane: "A 15 anni - ha detto Alfonso De Vito - Ugo aveva ancora la possibilità di scegliersi la vita e noi vogliamo ringraziare gli intellettuali, come Isaia Sales, Domenico Ciruzzi e altri, che, in qualche modo, hanno sostenuto le ragioni di questa resistenza rispetto a una campagna di criminalizzazione in cui il processo sembrava dovesse scomparire. Speriamo invece che arrivi presto, ricordando che una parte è stata già svolta con l'incidente probatorio". "Sapevamo da tempo che Ugo non era il colpevole ma la vittima di questa brutta storia - ha detto invece Carmine Conelli - dopo due anni e otto mesi abbiamo la conferma di quello che avevamo ipotizzato all'inizio, di come sono andati veramente i fatti. Questa imputazione è anche un parziale risarcimento morale per la famiglia di Ugo, oggetto di un processo mediatico mentre è giusto ricordare oggi più che mai che in questo processo per omicidio Ugo è la vittima, non il colpevole. I suoi genitori, amici, conoscenti non erano e non sono pazzi a lottare per avere giustizia e verità".

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