"Non siamo qui per consegnare un santino alla storia, faremmo un torno a Giancarlo". Con queste parole il Procuratore Generale di Napoli Luigi Riello sottolinea il senso delle iniziative organizzate in settimana per il trentennale dell’uccisione di Siani. Lo fa durante il convegno organizzato presso il plesso scolastico di Torre Annunziata intitolato al cronista de “Il Mattino”. All’incontro, a cui ha preso parte anche il direttore de L’Espresso Luigi Vicinanza, oltre al sindaco Starita e al referente regionale di Libera Fabio Giuliani, hanno partecipato tutte le scuole della città. "L'assassinio di un giornalista è uno dei fatti più sconvolgenti, va a colpire lo stato di diritto. Un giornalista vero, come Siani, è un giornalista che cerca la verità, lontano dal giornalismo da pettegolezzo e da plastici. La sua memoria – afferma Riello - serve affinché i giovani possano impegnarsi in questo senso. E voi ragazzi non potete prendervi il lusso di non occuparvi della questione Camorra. Non possiamo disinteressarci della criminalità organizzata - ha spiegato - perché la criminalità organizzata non si disinteressa di noi".

Il direttore Vicinanza ricorda l'amore di Siani per il giornalismo vero, di inchiesta, per Torre Annunziata, per Napoli e per il Sud. "Ma anche Siani sapeva che chi nasce al Sud è più sfortunato, e ancora più sfortunato è chi nasce in realtà come quella di Torre Annunziata, ma abbiamo armi potenti contro le mafie: istruzione e cultura. Le mafie temono chi sa ragionare, chi sa collegare fatti, proprio come faceva Giancarlo. Le mafie temono proprio questa grande forza della culturae e – ammonisce Vicinanza - non dobbiamo aver vergogna di dire che la Camorra condiziona la nostra vita, dobbiamo prenderne atto e impegnarci a costruire un nuovo futuro. Studiate, il futuro è nelle vostre mani".

Ma le domande dei ragazzi non sono banali, sono domande di chi vuole capire come mai il problema Camorra, nonostante sia evidente a tutti, non si risolve, perché è la Camorra a tendere per prima la mano ai giovani in difficoltà e non lo Stato, come giustificare le dichiarazioni della Bindi, e che senso dare a manifestazioni antimafia come questa.

Certo, non è semplice rispondere, "le manifestazioni antimafia sono importanti, ma non bastano. Possono restare forma senza sostanza. Bisogna dare corpo in modo concreto con quell'impegno che deve venire da ognuno di noi - così cerca il procuratore Riello di chiarire il senso di questa settimana, come di altre iniziative - Alcune dichiarazioni sembrano, invece, essere un tentativo per non rispondere concretamente al problema Mafie". Su quest'ultimo punto prova a far luce Vicinanza correggendo il senso di una espressione stravolta dal sistema informazione: "La Bindi non ha detto che la Camorra è nel DNA dei napoletani, ma che la Camorra è elemento costitutivo della società napoletana, quindi fa parte della struttura sociale". Che poi le mafie sostituiscano lo Stato è sintomo di una debolezza, di un ritardo. "Lo Stato non risponde in modo immediato - riprende il procuratore - Lo Stato deve far capire il disvalore sociale di alcune nostre azioni, e dimostrate con i fatti di essere dalla parte delle persone offese".

In conclusione, in questa serata che ha inaugurato la nuova sede del presidio di Libera "Raffaele Pastore e Luigi Staiano", il sindaco Starita ha rimarcato la sinergia tra amministrazione comunale, le scuole e Libera, che ha permesso la riuscita di una settimana intensa e piena di riflessione, "una importante operazione di memoria e impegno. E l'impegno deve portare al senso del dovere. Se ognuno di noi applicasse il senso del dovere ridurremmo gli spazi d'azione della Camorra. Troppo facilmente troviamo alibi per uscire dalla legalità".

Le ultime battute, lasciate al dirigente scolastico dell’Istituto Siani Gennaro Cirillo, si soffermano nuovamente sul ruolo fondamentale del sistema educativo nella lotta alle mafie. "Passi avanti nel mondo della scuola per quanto riguarda l'inclusione e l'educazione alla legalità. La scuola ha il dovere di formare donne e uomini secondo questi principi".

Andrea Manzo

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