Settantuno messaggi vocali inviati su WhatsApp in appena mezz’ora sono costati una condanna a un mese di reclusione con pena sospesa a una donna, riconosciuta colpevole di molestie e disturbo alla persona.

I fatti risalgono all’agosto del 2021, a Striano, quando i carabinieri di Torre Annunziata avviarono un’indagine dopo la denuncia presentata dalla vittima. L’imputata, compagna del fratello della donna offesa, era stata accusata di comportamenti molesti e persecutori. Alla base delle tensioni vi era l’uso di un immobile concesso dal padre ai figli, a turno, per il periodo estivo.

Proprio durante il mese che spettava alla sorella, il fratello, insieme alla compagna, aveva preso possesso della casa, scatenando un acceso litigio. Da quella discussione nacque la raffica di messaggi vocali: 71 note, inviate tra le 21.28 e le 22.03, dal tono minatorio e offensivo. I messaggi, registrati tramite il telefono del figlio dell’imputata, contenevano insulti e minacce con cui la donna rivendicava, per conto del compagno, diritti di proprietà sull’abitazione contesa.

Il dibattimento ha confermato la ricostruzione accusatoria, escludendo la “lieve entità dei fatti”. Secondo il giudice del Tribunale di Torre Annunziata, infatti, “la reiterazione della condotta, seppure in un arco temporale ristretto, ha creato un contesto offensivo che non può essere ricondotto alla lieve entità”.

Per l’imputata è così arrivata la condanna a un mese di reclusione, con sospensione della pena.

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