“Nello sport per molti l’omosessualità è un’imperfezione. Troppi soffrono ancora di discriminazioni”. Irma Testa fa coming out nel corso di un’intervista a Vanity Fair. La campionessa di Torre Annunziata, cresciuta nella Boxe Vesuviana, dopo la medaglia di bronzo conquistata a Tokyo si sente ancora più forte e matura.

Così nel corso dell’intervista ha deciso di svelare questo particolare sulla sua vita privata. “Le persone che mi stanno vicino lo sanno da anni, ma credo sia giusto, ora, dirlo a tutti. Parlare di orientamento sessuale nel mondo dello sport ha un valore speciale, perché ai campioni si chiede di essere perfetti. E per molti l’omosessualità è ancora un’imperfezione. Per timore di intaccare la propria immagine tanti sportivi tacciono e si nascondono. Anche per me è stato così fino a pochi mesi fa. Ma quella medaglia di Tokyo è diventata il mio scudo: ora che la Irma atleta è al sicuro, la Irma donna può essere sincera. E lo faccio in un momento in cui esporsi è diventato fondamentale. Se io mi sono sentita protetta e al sicuro in questi anni è stato per la corazza che mi porto addosso, per il mio carattere: sono una donna forte di natura. Ma non tutti sono così. Ci sono persone che soffrono per le discriminazioni, che sono vittime di bullismo, che non riescono a costruirsi una vita perché non sanno come relazionarsi con una società che è loro ostile. Ogni essere umano dovrebbe essere protetto e al sicuro. O almeno tutelato. Chi può proteggerti se non lo Stato, le sue istituzioni, le sue leggi? Ci sono ancora troppe persone discriminate e questo non va bene. Non va più bene. Io non posso fare molto, ma posso, dicendo la verità su me stessa, dire anche che nulla è sbagliato”.

Poi ha parlato dei suoi timori. “Temevo la gente mi vedesse gareggiare e pensasse: “Ah guarda, c’è quella così”, invece di dire: che brava. Non dico che sono lesbica perché nel mio futuro può esserci anche un uomo. Da quando ero ragazzina provo attrazione per le donne, ma qualche volta l’ho provata anche per i maschi. Le etichette è giusto che ci siano: per fare che le cose diventino normali bisogna prima passare dalle etichette. Ma io non le uso perché a me non piacciono”.

La boxeur di Torre Annunziata ha così messo a nudo tutte le sue paure. “Mi è capitato di parlare, anche pubblicamente, delle persone che ho amato cambiandone il genere. E questo mi ha dato dispiacere. Per me, ma soprattutto per loro che, leggendo ascoltando le mie parole, potevano sentirsi offese, ferite, invisibili. Invece alla mia famiglia la verità non l’ho mai nascosta. La prima volta che mi sono innamorata di una ragazza ho aspettato un pochino, per vedere che non fosse un fuoco di paglia, e poi l’ho detto a mia mamma. Non avevo nemmeno sedici anni”.

Una grande spinta l’ha avuta dalla madre. “Mi ha detto: se sei felice, per me va bene. Non credo che lei la pensasse così in partenza – a Torre Annunziata, dove è cresciuta lei, e pure io, la mentalità non è aperta – ma penso che abbia allargato i suoi orizzonti per amore mio. E questo suo mettersi in discussione mi commuove. Dopo pochi anni, anche mia sorella ha fatto coming out. La boxe è stata fondamentale perché o ho visto pochi in cui chi ti piace non importa a nessuno”.

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