“Riaprire le Terme di Castellammare di Stabia e rilanciare il settore termale regionale è questo uno dei primi punti che ho posto in un incontro che ho avuto con il governatore De Luca”. Queste le parole di Costanzo Jannotti Pecci neo presidente regionale di Confindustria che nel corso di una intervista rilasciata ai microfoni di ecampania.it ha ribadito la necessità di riaprire quanto prima lo stabilimento termale stabiese.

“Il caso di Castellammare è quello che potremmo definire un caso di morte annunciata – prosegue il leader regionale di Confindustria – purtroppo per troppo tempo le amministrazioni locali, e questo vale più in generale per tutte le aziende di proprietà pubblica, hanno considerato gli stabilimenti termali come uno strumento per fare del clientelismo di bassa lega. Tutto questo è inaccettabile. Ci auguriamo che quanto prima le terme di Stabia siano riaperte, non a caso come Federterme abbiamo voluto destinare un budget economico proprio a favore di questo stabilimento”.  

Per Jannotti Pecci uno dei mali di questo settore è quello di “aver immaginato processi di privatizzazione che tutto erano tranne che reali dismissioni, si è puntato solo a disfarsi della parte più complicata dell’azienda”.

La Campania nelle parole del leader regionale di Confindustria può e deve puntare sulla risorsa termale “noi siamo la Regione con il più alto potenziale idrotermale d’Italia, senza considerare che c’è tutto il comprato delle acque minerali che vanta numerose eccellenze”.

Jannotti Pecci nel corso della lunga intervista rilasciata al portale ecampania.it ha affrontato anche la questione che ha visto protagonista, suo malgrado, gli Scavi di Pompei con la chiusura per alcune ore del sito a causa di un’assemblea sindacale, mentre all’esterno dei cancelli c’erano in file circa 2mila persone. Il presidente di Confindustria definisce l’accaduto “uno scempio” e considera “inaccettabile un comportamento che oltre ad essere irresponsabile  e lesivo degli interessi generali, se è legittimo che i sindacati esprimano il loro dissenso rispetto ad alcune scelte, questa legittimità non può essere a danno dell’interesse generale”. 

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