NAPOLI.  Se la Juventus ha già svolto un mercato molto importante dalla cintola in su, dovendo inoltre rinunciare sorprendentemente a Bonucci in uscita, la stessa situazione non si è verificata a Napoli: qui, l’obiettivo raggiunto, è stato quello di conservare tutti i top player che in questi anni si sono messi in mostra all’ombra del Vesuvio.

Il mercato del Napoli è tutt’altro che da sottovalutare, anzi, rappresenta forse il grande step realizzato dalla società di De Laurentiis per competere ai massimi livelli fra Serie A e, si spera, Champions League in caso di superamento dei preliminari. Una forza economica importante, un’immagine forte, restituita dalla capacità di rispedire al mittente le tante richieste per i migliori giocatori in rosa. Da Koulibaly a Hysai, da Mertens a Insigne fino a Callejon e Zielinski. Tutti rimasti, compreso Sarri, corteggiato anche dall’Inter prima dell’arrivo di Spalletti.

Qualche chilometro più a Nord la Juventus si trovava suo malgrado costretta a rimanere orfana di Bonucci, che non è detto venga sostituito. Con il definitivo, pare, passaggio alla difesa a 4 sembrano sufficienti Barzagli, Chiellini, Benatia e soprattutto il giovane Rugani, pronto per la consacrazione definitiva. E’ però in attacco che i bianconeri si sono pesantemente rinforzati, allungando la rosa in termini di quantità e soprattutto qualità, senza ad oggi cedere nessuno. Se lo scorso anno il passaggio al 4-2-3-1 aveva fatto sì che Pjaca fosse la sola alternativa ai quattro davanti, oggi si sono aggiunti pezzi da 90 come Bernardeschi e Douglas Costa, capaci di occupare qualsiasi ruolo dietro Higuain o Mandzukic. Guai però a dare già per riserva il coriaceo croato, dalla versatilità e carattere tali da rappresentare una spina nel fianco per chiunque dei fenomeni d’attacco.

Fra i principali club europei la Juventus è quella che pesca meno dalle più importanti società del mondo: appena il 20%, contro ad esempio il 71% realizzato dagli sceicchi del Psg. A seguire Real Madrid, City, Bayern e Barça: i bianconeri nel 70% dei casi catalizzano il mercato italiano a differenza invece delle squadre di Premier, molto poco nazionaliste e che solo per 1/3 del proprio mercato si rivolgono a trattative “interne”. 

La Serie A col 66% di acquisti è il campionato che guarda più ai propri giocatori, mentre è la Liga quella che maggiormente rivolge le proprie attenzioni oltre il Vecchio Continente. A tal proposito si registra un calo dei giocatori in partenza da lidi storici e floridi come Argentina e Brasile, con nuove mete che esplodono e pullulano di potenziali fenomeni quali Croazia, Turchia e la sempre ricca e cara vetrina portoghese.

Per finire con squadre che prediligono nazionalità specifiche, quale il rapporto in simbiosi fra Arsenal e Francia, City e Spagna o Udinese e “resto del mondo”: i friulani sono l’esempio principe di una rete scouting formidabile capace negli ultimi vent’anni di generare plusvalenze monstre e dalle provenienze più strambe. 


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