“La gente si scansava come se avessi il colera. Anche il Pd mi ha tradito”. Assolto, l’ex assessore spara a zero
Scagionato dall’accusa di brogli elettorali, Michele Cuomo ne ha per tutti: “Non so se volessero incastrarmi, ma…”
29-10-2015 | di Salvatore Piro
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Torre Annunziata. “In questi anni mi hanno tradito tutti, anche quelli del mio partito: il Pd. La gente per strada si scansava come se avessi il colera. C’era solo cattiveria nei loro occhi. Sei stato a Poggioreale? Com’è il carcere, mi chiedevano. Dopo il mio arresto nessuno mi ha più telefonato. Avevano paura di essere intercettati”.
Ringrazia solo la magistratura per l’assoluzione incassata ieri dall’accusa di brogli alle Regionali del 2010 (vedi link correlati), Michele Cuomo (54 anni in foto), l’ex assessore al Patrimonio del Comune di Torre Annunziata, finito ai domiciliari la notte del 3 novembre 2011 con l’allora segretario del seggio numero 49 Michele Papa.
“Verbale di scrutinio poco chiaro. Quattro voti sospetti assegnati a Raffaele Sentiero” la sera stessa dello spoglio. Cuomo, in qualità di rappresentante di lista del Pd, finì in manette e su tutti i giornali. Da allora, da quando “sei poliziotti mi entrarono in casa, di corsa. Io non capivo, bastava mi dicessero di scendere giù” – spiega oggi con amarezza – l’ex assessore non ha più messo piede in politica.
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“Lessi l’ordinanza, mi veniva da ridere. Non so se qualcuno volesse incastrarmi. Io ero un pesce piccolo, non contavo granchè. Certo è strano che due giorni dopo il mio arresto, Barbato (primo non eletto in ‘Noi Sud’, a vantaggio di Sentiero) stesse già discutendo un ricorso al Tar coi giornali sotto al braccio”.
Un processo lungo ed ingarbugliato quello che ha stravolto l’immagine di Cuomo, in passato anche a capo della Multiservizi locale, e del giovane Papa. Addirittura due le operazioni di riconteggio delle schede ‘incriminate’ per capire anomalie, omissioni dolose, o banali errori nel verbale di chiusura voti al seggio.
Poi una falla nell’approfondimento delle indagini (il primo riconteggio, come emerso al dibattimento, non fu mai verbalizzato) ha indirizzato il processo verso la piena assoluzione degli imputati. “Forse qualcuno più potente sperava che patteggiassi – commenta Cuomo - . Rischiavo una pena da due a sette anni. Quando lo seppi, dissi a mia moglie: prepara il pigiama. Vado a farmi la galera, ma morirò innocente”.
La voglia di scendere di nuovo in campo, al termine di “una gogna infamante durata 4 anni”, c’è. Sempre in politica. Mai più nel Pd. “Dopo la sentenza mi ha chiamato solo Pietro Lucibelli (attuale consigliere comunale in quota Dem). Dei vecchi ‘compagni’ ringrazio il sindaco Starita ed Andrea Fiorillo, poi stop. La politica? Non escludo un mio ritorno, chiudo la porta solo al Pd: un partito come gli altri, che mi ha lasciato solo nel momento più difficile della vita. Mi ha tradito. Io col partito non l’ho mai fatto”.
L’ultima battuta Michele Cuomo la dedica all'ex consigliere regionale Raffaele Sentiero. L’uomo di ‘Noi Sud’ avvantaggiato, per la tesi accusatoria caduta ieri in primo grado, dal ‘gioco sporco’ alle elezioni dell’ex assessore Democratico: “Sentiero? Credevo chiedesse di essere sentito almeno una volta a processo. Invece non l’ho mai visto in aula e ieri, vi assicuro, mi ha chiamato solo Lucibelli”.
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