La crisi tra Russia e Ucraina non ha lasciato fuori il mercato della moda, anch’esso vittima dell’effetto a catena che la guerra sta causando all’economia mondiale.

 

Grandi colossi del settore, come LVMH, Inditex, Kering, Cucinelli hanno perso tra il 4% ed il 6% dei loro investimenti.

Con essi anche le piccole e medie imprese hanno dovuto fare i conti con gli aumenti delle materie prime ed i conseguenti effetti sugli utenti finali.

 

Molte aziende stanno abbandonando in massa il territorio russo, giudicando intollerabili le azioni di guerra intraprese. 

 

Chiudono gli store fisici di importanti brand (Hermès, Dior). Tra i grandi del fast fashion, H&M ed Inditex calano le serrande di circa, rispettivamente, 200 e 500 negozi, in tutto il paese. Si verifica anche lo stop delle vendite online.

“Non è possibile garantire la continuità delle operazioni e le condizioni commerciali”, dichiara il colosso spagnolo.

 

Iniziative solidali e cospicue donazioni sono giunte, poi, dalla stessa LVMH, da Giorgio Armani, e molti altri, a sostegno dei cittadini ucraini in fuga dal paese.

Valentino e Gucci supportano l’Agenzia Onu per i Rifugiati che si occupa di tramutare i contributi economici in beni di prima necessità.

La Camera della Moda Italiana ha risposto all’appello lanciato dall’Unhcr, destinando alla causa i contributi delle sfilate Milano moda donna appena concluse. 

 

Come divulgato dal magazine Vogue UA:«Mostrare la vostra coscienza e scegliere l’umanità anziché i vantaggi economici è l’unica presa di posizione ragionevole che può essere presa nei confronti del comportamento violento della Russia».

 


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