La pasta è arte, creatività e identità italiana, ma anche custode di tradizioni familiari e territoriali che hanno contribuito alla creazione del made in Italy. Ogni singolo pastificio, dal più grande al più piccolo, nasconde storie di uomini e donne umili, partiti dal nulla con pochi sacchi di farina. Nel corso del tempo, poi, quei piccoli forni si sono trasformati in veri e propri imperi capaci di portare Gragnano e l’Italia nel mondo. Non è un caso, tra l’altro, che la cucina italiana sia stata candidata a Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

Tutto questo è stato racchiuso nello speciale firmato dalla Rai “L’oro d’Italia”, andato in onda venerdì scorso su Rai3. Un viaggio nella valle dei Mulini di Gragnano dove il tempo sembra essersi fermato e dove l’acqua della sorgente Forma scorre attraverso i ruderi (rimessi a nuovo) degli antichissimi mulini fino ai piedi della valle, famosa in tutto il mondo per la macinazione della sua farina.

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Si narra che la pasta prodotta a Gragnano fosse di qualità superiore grazie alla particolare posizione geografica del paese, circondato da colline e baciato dalla brezza marina. L’aria salubre, l’umidità costante e la perfetta esposizione al sole favorivano la disidratazione del grano e assicuravano aroma e sapori unici. Un microclima che ha cercato di emulare, come si racconta del docufilm, con macchinari e strumenti tecnologici, anche un ingegnere (Cirillo) di Torre Annunziata.

I racconti dei produttori come la famiglia Alberti il cui pastificio porta gloriosamente il suo nome, e quelli di Alberto Zampino che ha scelto di fare impresa portando la sua azienda proprio all’ingresso della valle dei Mulini (Pastificio Gentile) hanno impreziosito la scena, ulteriormente arricchita dagli aneddoti e le ricerche degli storici di Gragnano Giuseppe Di Massa e Carlo Del Gaudio, trasportando il telespettatore così indietro nel tempo da riscoprire l’invenzione della pasta secca che sfamò la popolazione durante le carestie del Seicento e del Settecento, fino all’incantesimo dell’industria napoletana che si ruppe di fronte alla Grande Guerra e all’inevitabile progresso tecnologico.

La seconda parte del documentario si lascia alle spalle la valle di Gragnano per tornare al presente e seguire, nella provincia di Parma, l’evoluzione di Barilla, uno dei pastifici più grandi al mondo nato da un piccolo forno nel 1877, e in Molise la storia di un’importante famiglia di mugnai capace di salvare un antico marchio del territorio destinato al fallimento.

Una puntata interamente dedicata alla memoria del professore Vincenzo Del Gaudio, amante e profondo conoscitore del culto della pasta e delle tradizioni storiche gragnanesi, la cui morte avvenuta poco più di un anno fa ha lasciato sgomenti un’intera comunità.

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