Una preghiera intensa ma profonda, scritta da Alfredo Veneruso e recitata da Gianfranco Raimo, durante la rievocazione del ritrovamento della Madonna della Neve, a Torre Annunziata. Poche righe che sintetizzano la storia e l’anima di una città che in meno di un secolo è passata dai fasti dell’artigianato alla decadenza degli scheletri industriali.

La mia città era la capitale della pasta, dell’aria buona, della pesca, del mare. Uno spettacolo di colori che nessun pittore sarebbe riuscito a riprodurre sulla sua tela. Adesso la mia città è ferita, non c’è lavoro”. Le parole del giovanissimo studente dell’alberghiero, appena 17 anni e con la passione della pesca subacquea, calato nel ruolo di pescatore, toccano i tanti accorsi a rivedere il momento della contesa tra torresi e stabiesi per l’effige della Vergine Bruna.

Il vero problema del ‘secolo breve’ per gli oplontini, sottolineato anche dalle parole di Gianfranco, è proprio l’assenza del lavoro. Il dramma che ha spinto e muove ancora qualcuno a guardare ed ambire a guadagni più facili, ma percorrendo “la brutta strada”. Per questo l’appello finale, proprio alla Madonna: “Ti chiedo – dice Gianfranco guardando l’immagine di Maria – di aprire gli occhi ed il cuore a tutte quelle persone che entrano in una brutta strada, quella dove non c’è via di uscita, che porta solo carcere o morte. Madonna mia – conclude – com’è bella la libertà”.

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l'affondo del frate

Madonna della Neve