La rabbia della vedova Cerrato verso la belva: “Antonio Cirillo doveva marcire in galera già da tempo”
Il killer del marito era uno dei ras del clan Gionta. "Non gli basta solo l'ergastolo"
02-12-2021 | di Gianluca Buonocore
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E’ ancora tanta la rabbia per Tania Sorrentino. La vedova di Maurizio Cerrato ha appreso che Antonio Cirillo, la belva che ha sferrato la coltellata fatale al torace del marito lo scorso 19 aprile, era uno dei ras di Gionta.
Il 33enne è stato colpito dall’ordinanza emessa dal gip De Angelis lo scorso martedì assieme ad altre 19 persone. Tra cui anche lo storico boss Valentino Gionta.
Tra le pagine dell’ordinanza è emersa anche la figura di Giorgio Scaramella. Quest’ultimo, che non risulta indagato nell’operazione, innescò la rappresaglia del branco nei confronti di Cerrato, dopo la lite con la figlia Maria Adriana per un parcheggio. Scaramella era stato informato dalle parenti di Nicola Colonia sull’identità dei killer di Giuseppe Carpentieri, genero di Valentino Gionta e marito della figlia Teresa.
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La rabbia di Tania Sorrentino è verso Antonio Cirillo, reo confesso della morte dell’ex custode degli scavi di Pompei, e coinvolto assieme al padre Francesco nel raid mortale. “Era giusto che marcisse in galera già da tempo- ha scritto in un post su Facebook- Io ora avrei ancora la mia famiglia e le mie figlie bacerebbero il papà piuttosto che le sue ceneri. No, non deve avere solo l’eragstolo. Anche l’aria gli deve essere tolta, giustizia per Maurizio tutta la vita”.
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